La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
tose. Il numero dei prigionieri lasciati nelle nostre mani ammontarono a 18,305 uomini e a 393 ufficiali. I pezzi d'artiglieria catturati furono 30, oltre a 63 lan-
ciabombe, 92 mitragliatrici e 12,225 fucili.
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Gorizia chiamata la Perla del Friuli adagiata nella lussureggiante conca dell'Isonzo e circondata dalle colline Monte Tre Croci, San Floriano, Monte San Valentino, Monte Santo e Monte Re, è un vero giardino. Intorno alla vecchia città che ha tutte le caratteristiche delle antiche città venete e friuliane, i sobborghi moderni si sono sviluppati in una deliziosa serie di ville. Gli austriaci chiamavano Gorizia Vnscre Nizza, la nostra Nizza ed era prediletta dalla burocrazia, dalla nobiltà, dalla grassa borghesia e dai pensionanti austriaci che venivano a finirvi quietamente i loro giorni.
Dovunque sono i segni della sua italianità: nel castello entro e fuori si possono osservare le diverse stratificazioni della millenaria, indistruttibile civiltà italiana. Le strade del castello e la piazza del Duomo ci mostrano il Medio Evo ; il gran Leone di San Marco che si librava sul cornicione della porta principale e che i governanti nascosero nel museo civico ricorda il tempo e il breve dominio della "Serenissima". Gorizia è sempre stata italiana di lingua e di costumi anche nei secoli passati. Essa diede all'Italia soldati, cospiratori ed esuli. Prima della guerra contava 33 mila abitanti di cui, secondo il censimento ufficiale, 18 mila erano i-taliani irredenti e mille circa italiani regnicoli, contro 2000 circa tedeschi e 12 mila slavi di tutte le provincie dell'impero. Dal 1860 in poi il programma austriaco fu quello di tentare di fare di Gorizia un centro di anti-italianità, ma i goriziani malgrado l'istituzione di scuole tedesche, non mutarono per niente. Anzi intensificarono il loro lavoro tanto che nel 1897 inandarono alla Camera di Vienna il loro nobile figlio Verzegnassi e nel 1907 i deputati nazionali Francesco Maraino e Dionisio Ussai.
La grande vittoria dei nostri ebbe un'eco immensa in Italia, dove la popolazione festeggiò con entusiastiche, deliranti dimostrazioni il glorioso avvenimento ed anche all'estero poiché si credeva dai più che Gorizia fosse inespugnabile.
L'on. Bissolati allora sergente degli Alpini, la sera stessa della vittoria espresse così il suo pensiero :
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