La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
III.
Per le vie del ciclo -— Cuore d'acciaio — Una pagina da romanzo — Il poeta della nostra guerra — A lumi spenti — La caccia ai sommergibili — Gli eroi che non si arrendono — Nel covo del nemico — In trappola — Le nostre perdite — Il Duca degli Abruzzi e l'Ammiraglio Thaon di Revel.
Clii dirà degnamente delle gesta compiute dai nostri aviatori? Chi saprà consacrare ad essi la pagina veramente immortale che essi meritano per il formidabile contributo che diedero al successo delle operazioni di guerra, per lo sbalorditivo coraggio che dimostrarono nelle incursioni compiute che hanno tutte del fantastico, del sopranaturale? Furono uomini o giganti questi che vivendo nelle regioni delle aquile osarono l'inosabile, come disse Gabriele D'Annunzio, condussero a termine imprese che uon sembrano umane?
Gabriele D'Annunzio appunto che visse quasi tutto il periodo delle ostilità con essi, che alle loro imprese diede il contributo della sua mente e della sua persona, che molte di queste imprese da leggenda guidò, potrà cantare il sublime poema del cielo conquistato come essi l'hanno vissuto, ma potrà mai la parola umana essere adeguata a tanta grandezza ?
I comunicati ufficiali sobrii, per non dire aridi emanati costantemente dal generale Cadorna, le descrizioni superficiali per quanto vive, colorite dei corrispondenti di guerra, non danno nemmeno lontanamente l'idea di quel che fu la vita di tutti i giorni, di tutte le ore per tre anni e mezzo di guerra continui, di questi cuori d'acciaio famigliarizzati colla morte che li seguiva passo passo costantemente, guatandoli, forse stupita di riuscire così raramente ad agguantarli, forse irritata di trovarli spesso più forti di lei. Se ne andarono quotidianamente per le vie del cielo, levandosi ad altezze sconfinate, valicando montagne oltre i tremila metri, penetrando nelle gole dove s'annidono le aquile, sopra precipizi spaventosi, ficcandosi fra le nubi, salendo al disopra di esse, più vicino al sole che però lassù nella solitudine dell'infinito non aveva calore, sorvolando valli, paesi, città sospirate, attraversando un mare che conduceva ad altre terre in ardente attesa, o scen-
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