La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
Nella notte del 10 agosto 'aeroplani nemici invece volando sopra Venezia gettarono bombe che distrussero l'antichissima chiesa di Santa Maria Formosa, ricca di preziose opere d'arte.
Quel che capitò al sergente aviatore Carlo Adamoli sembra romanzo. Il 21 agosto egli in compagnia del capitano Mattioli, fratello del ministro della Real Casa, compiva una ricognizione aerea sulle linee nemiche della zona collinosa che da Santa Lucia si stende sino a Tolmino, quando, per un guasto al motore furono costretti ad atterrare in territorio nemico, proprio lungo la linea ferroviaria sulla Sava di Wochein a Ilochi chilometri dalla stazione di Feistriz. Tentarono di riparare il motore, ma gli austriaci che avevano seguito le peripezie del nostro velivolo, corsero sul luogo e circondarono i due aviatori italiani, i quali prima di arrendersi riuscivano a distruggere l'apparecchio colpendolo colla loro stessa mitragliatrice.
Fatti prigionieri venivano inviati al campo di concentrazione di Birbaum dove stavano altri 00 prigionieri italiani. Malgrado la severa sorveglianza l'Ada-moli, solo, perchè il capitano era troppo stanco e troppo debole per una simile impresa, riuscì a fuggire e a incamminarsi vestito da soldato italiano, senza cibo, senza protezione alcuna, verso l'Italia. Fatti circa trenta chilometri incontrò una pattuglia austriaca che gl'intimo di arrendersi, ma egli riuscì a sfuggire all'inseguimento. Il giorno dopo inerpicandosi sui monti della regione, fu visto da alcuni pastori, i quali forse non riconoscendo in lui un italiano lo lasciarono transitare. Giunto presso una baita abbandonata vi entrò dal tetto, in cerca di qualche cosa da mangiare perchè aveva una fame da morire; non trovò che della farina gialla; con un po' d'acqua fece una specie d'impasto e si sfamò. L'Adamoli raggiunse così la conca di Flezzo, dove i posti di riconoscimento austriaco erano numerosissimi, ina egli per non essere scorto dagli osservatori nemici si toglieva la camicia e le mutande e si copriva la divisa grigio-verde troppo visibile sullo sfondo candido delle rocce.
La sera del l.o settembre un fantasma bianco balzava, fra la meraviglia e lo stupore dei soldati italiani, entro una nostra trincea, gridando : Viva l'Italia ! L'A-damoli dopo tre giorni di periperie romanzesche, raggiungeva finalmente la libertà.
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