La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
prese epiche, pericolosissime, di cui ci occuperemo man mano che il regolare svolgimento degli avvenimenti ce ie presenterà. In una di queste imprese, il 23 febbraio 1916 egli si procurava quella lesione all'occhio destro di natura traumatica che lo obbligò a sette mesi di inazione e gli costava la perdita dell'occhio stesso, oltre al pericolo di rimaner completamente cieco.
D'Annunzio aveva già esaltato l'opera silenziosa dei nostri marinai, vigili nell'insidioso Adriatico, che continuavano anch'essi a compiere durante tutte le 24 ore della giornata, nei lunghi mesi di lotta, quelle azioni offensive e difensive per cui tanto se ne doveva avvantaggiare lo sviluppo dei piani di guerra, nostri e degli Alleati.
Vita terribile quella di bordo in quelle notti, su quelle acque sparse di mille pericoli.
La nave fila a lumi spenti. Le sentinelle a prua vigilano nel buio pei sommergibili, le mine e gli scontri dei bastimenti che viaggiano senza luce. Tutto è oscuro a bordo. Le bocche delle caldaie coperte. Chiuse le stive. I marinai sono in coperta accovacciati, pronti a gettarsi nelle barche di salvataggio.. se il sottomarino ne darà il tempo.
Come giustamente ha notato un nostro ufficiale di marina, Nino Salvaneschi, in alcune sue pittoresche impressioni di bordo durante la guerra, è stato appunto il sommergibile, quello che è venuto a rivoluzionare la guerra sull'acqua. Eccettuato qualche piccolo scontro di incrociatori, qualche rapido duello di cacciatorpediniere e di esploratori, le potenti dreadnotights sono rimaste quasi inoperose e la guerra di mare è diventata un'insidia di sommergibili, perdendo tutta quella poesia guerresca ch'era nelle tradizioni marinare. E mentre le nostre grandi navi attendevano invano di misurarsi colle grandi navi nemiche come la Tegetthof e la Viribus Unitìs (che dovevano in seguito constatare a così caro prezzo per opera dei Pellegrino, dei Rizzo, dei Paolucci e di altri, le virtù del marinaio italiano), le a-zioni navali erano in gran parte affidate al naviglio sottile.
Torpediniere d'alto mare hanno incrociato per l'Adriatico, seminato di mine, a sventare le insidie dei sottomarini protetti da potenti basi di rifornimento, che davano la caccia ai vapori noleggiati, ai trasporti, ai postali.
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