La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
Così fu per l'affondamento dell'incrociatore "Amal-lì" avvenuto nella notte dal 6 al 7 luglio 1915. Suscitò invece ammirazione ed entusiasmo l'eroico contegno dei marinai che dopo aver tentato tutto inutilmente per salvare la nave, mantenendo uu contegno intrepido, disciplinato, non si gettarono a mare se non quando il comandante cav. Giacomo Riandò non gridò loro: "Si salvi chi può!" che aveva fatto precedere da un altro vigoroso grido di "Viva il Re !"
Anche la scomparsa della corazzata "Regina Margherita" affondata per aver urtato contro due mine galleggianti, addolorò, specialmente per il grande numero di vittime che si ebbero a deplorare, circa 700 marinai fra i quali il comandante e 14 ufficiali, ma non suscitò commenti, nè recriminazioni.
Ciò che non convinse e che suscitò una dolorosa sorpresa furono le esplosioni che provocarono la perdita della corazzata "Benedetto Brin", avvenuta nel porto di Brindisi il 27 settembre 1915 e della "Leonardo da Vinci", avvenuta il 2 agosto 1916 nel porto di Taranto.
Vedremo a suo tempo quanto giustificata fosse la sorpresa del popolo per questi disastri e quanta parte a-vessero in essi le spie purtroppo non tutte straniere, più d'una, orribile a dirsi, italiana, che non avevano esitato ad agire sapendo le terribili conseguenze che dovevano produrre, la strage che dovevano compiere.
Infatti colla "Benedetto Brin'' di cui era scoppiata la Santa Barbara saltavano in aria quasi tutti i 780 uomini dell'equipaggio compresi 34 ufficiali, il contrammiraglio barone Ernesto Rubili de Cervin, e il comandante della nave capitano di vascello Gino Fara-Forni di Novara. Intorno all'immenso rudero nerastro di jiave fu subito dopo il disastro un galleggiare di cadaveri, di rottami e tutto il mare apparve agitato come da un terremoto.
La "Leonardo da Vinci'' che esplose in seguito ad un incendio sviluppatosi in un deposito al centro della nave in cui vi era grande quantità di proiettili, ebbe un minor numero di vittime per la rapida organizzazione dei soccorsi. Di 1156 uomini perirono solo 227 marinai e 21 ufficiali. Il Comandante capitano di vascello Sommi Picenardi il capitano di fregata Ferrerò, gli altri ufficiali e i marinai tentarono ogni mezzo per circoscrivere il fuoco e salvare la bella nave. Solo quando
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