La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
tima impresa volle ancora vedere l'amico a cui aveva affidato il suo testamento politico e gli disse:
— Domattina riprendo il mare. Se mi capitasse una disgrazia, se dovessi cadere in mano degli austriaci, lio cambiato idea. Ti avevo detto che mi sarei ucciso. Invece non mi ucciderò più. Il suicidio sarebbe un atto di liberazione e quindi di egoismo. Dovranno essi compiere un nuovo delitto impiccandomi. Bisogna aver la forza di resistere, di soffrire, di far che il nemico ancora una volta si copra d'infamia. Cesare Battisti aveva ragione: l'ultima volta che si serve la Patria bisogna darle il massimo tributo, il maggiore benefìcio possibile.
Quando fu fatto prigioniero dagli austriaci si trovava a bordo di una piccola lancia a quindici miglia dallo scoglio della Gaiola al largo di Pola. Egli in quella fatale impresa pilotava il sottomarino Giacinto Pallino che per sua decisione era andato a battere sullo scoglio, perchè evidentemente guasto non voleva che affondando trascinasse nel gorgo tutto l'equipaggio. Aveva poi voluto salvarsi su quella lancia, ma la fatalità lo doveva condurre nelle mani del nemico. Visto dall'alto da un idroplano era stato rincorso e catturato. Le autorità austriache sospettarono subito che il prigioniero fosse Nazario Sauro, ma non erano sicure. Interrogato egli dichiarò di chiamarsi Bonivento e d'essere capitano di Chioggia. ila non gli si credette. Fu messo a confronto con molte persone e vi fu chi lo riconobbe, fra questi un suo cognato. Negò ancora, negò sempre malgrado l'affermazione contraria di ben 17 pilo! i del porto. Negò davanti a sua madre, a sua sorella. I particolari del tragico confronto fanno fremere. Il giornalista A. I)e Benedetti li ebbe direttamente dalle (lue povere ed eroiche creature e noi li riassumiamo. Le misere donne erano rimaste sole nella casa di Capo-distria col figlio dodicenne del Martire, perchè il padre di Nazario era stato internato dall'Austria subito dopo la sua fuga come sospetto d'aver fatto segnalazioni alle nostre navi. Una mattina furono condotte a Pola dai gendarmi, tentando un'infame tranello di far loro credere che il figlio voleva vedere la madre. La mamma signora Anna e la sorella Maria negarono che il figlio, il fratello, fosse a Pola, ma dovettero ubbidire. Giunte nella piazza forte volevano mandare la madre in prigione, ma dopo vive proteste riuscirono ad otte-
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