La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
cìere meno triste la tradizionale ricorrenza, gli austriaci specialmente sul Carso e al di là di Gorizia, dove le posizioni avanzate avversarie distavano dalle ' nostre qualche volta meno di cento passi, avevano tentato di intavolare una specie di corrispondenza coi nostri soldati inviando nelle trincee bigliettini avvoltolati in un sasso o in una scheggia di granata. In questi bigliettini si leggeva : "Soldati italiani, scrivete alle vostre famiglie, annunziate loro che il macello è finito. Non sparate, passate di qua, abbracciamoci, andremo tutti a festeggiare il Natale con le nostre famiglie. Dite ai vostri bombardieri di riposare. I nostri cannoni, da ora in avanti, taceranno''. In quei giorni, l'abbiam detto prima, gl'Imperi Centrali facevano la loro offerta di pace all'Intesa e il nemico con quest'inviti alla tregua sperava certo di sminuire l'ardore dei nostri combattenti e, per mezzo di essi, d'influire direttamente sull'opinione del nostro Paese.
Malgrado un inizio di malcontento che cominciava a serpeggiare nelle file del nostro Esercito alla fronte, malcontento che non era solo nei soldati, ma anche negli ufficiali dai piccoli agli alti gradi, dovuto ad eccessiva severità del Comando Supremo al quale si facevano segretamente altre accuse di cui diremo in seguito, i nostri allora non si lasciarono prendere alla pania e risposero con palle di piombo a quegl'insidiosi messaggi-
Se il morale risentiva delle conseguenze di uno stato di cose che avrebbe potuto e dovuto essere diverso e migliore, lo spirito di disciplina, la coscienza della responsabilità e il desiderio della vittoria continuavano ad operare miracoli di resistenza, di coraggio, di sacrificio, di completa dedizione all'ideale della Patria più grande.
Questo spirito era in tutti: nel campo degl'intellettuali come in quello degli umili. Anzi, a questo proposito, per le vicende che seguirono e che furono per lungo tempo così falsamente e in diversi modi narrate, commentate e giudicate, è bene ricordare ancora che alla gran massa delle truppe l'esempio della classe intellettuale, di quella nobile e di quella ricca in generale non mancò.
Se vi furono parecchi delle classi abbienti e colte che pur potendo e dovendo essere alla fronte in mezzo ai combattenti approfittarono di alte raccomandazioniI — 210 —
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