La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
ragioni, delle sue mire, aveva subito impiegato quello di comperare a peso d'oro nelle capitali d'Europa e anche in America giornali e giornalisti. In Svizzera poi, che per la sua condizione di paese neutrale e per la posizione geografica che lo metteva proprio come un cuscinetto fra tutte le principali nazioni belligeranti, era stata creata a mezzo della stampa una vera officina di informazioni che s'incaricava quotidianamente di mandare telegraficamente ai giornali di tutto il mondo il resoconto degli avvenimenti secondo i propri interessi. Essa creava il successo o l'insuccesso del giorno, svalutando ed aumentando il valore di un'operazione dì questo o quel comando; inventava un'inesauribile sequela di notizie che annunziando oggi il colera, la rivoluzione o il terremoto in Italia, domani un ammutinamento di soldati in Francia, dopo uno sciopero generale in Inghilterra, tendeva a falsare l'opinione del pubblico nella speranza di deprimere lo spirito e di provocare reazioni d'ogni genere che si sarebbero risolte sempre a favore degl'Imperi Centrali.
A questi uffici d'informazioni stabiliti in Zurigo, in Basilea facevano capo tutte le spie internazionali che poi con un'abilità sorprendente, munite di tutte le carte d'identificazione, di tutti i passaporti, i lascia passare necessari, rubati, falsificati o compe-I rati, si spargevano in tutte le città, in tutti gli ambienti dove l'opera loro poteva esplicarsi in tutta la sua spaventosa efficacia.
L'Italia sentì subito di essere infestata da queste ca-, naglie che avevano teso un'intricata rete nelle maglie della quale caddero molti e purtroppo anche talune autorità militari e civili. ILdifendersi da esse non era facile perchè la loro ingegnosità di mezzi, il loro grado sociale erano tali da trarre spesso in inganno anche i più diffidenti. Allo scoppio della guerra si può ben affermare che la grandissima maggioranza dei sudditi 1 tedeschi ed austriaci residenti nel nostro Paese si trasformò in spie volontarie o pagate dalle rispettive nazioni. Ingegneri, proprietari di fabbriche, operai, ex ufficiali dell'esercito, corrispondenti di giornali, albergatori, professori, istituttori, istituttrici, preti, suore che da anni erano ospiti nostri ben trattati, rispettati, che avevano fatto una fortuna o vivevano agiatamente sfruttando in ogni ramo e con tutta libertà le risorse del nostro Paese, non esitarono a tradirci
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