La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
ViliCome gli antichi romani — il contributo italiano in Macedonia — Contro un altro terribile nemico: l'inverno — La "Straf-cxpedition,, — La sicurezza di Cadorna — Di qui non si passa! — La decima battaglia dell'Isonzo — Carlo I al nostro fronte
— Le posizioni italiane alla fine dell'anno — La sanguinosa avanzata.
Anche le truppe italiane elie operavano in Albania, come abbiamo detto, svolgevano un compito uou solo militare, ma anche civile. Quello militare dimostrava una volta (li più come j soldati che si battevano per l'Italia in terra straniera avevano le stesse virtù di coloro che dallo Stelvio al mare si erano avanzati con tanto eroismo e con tanti sacrifici verso la sospirata meta.
In quanto a quello civile, durante il lungo periodo di apparente inazione i nostri seguirono degnamente le orme degli antichi romani. Resero l'importantissima piazzaforte di Valoua inespugnabile. Costruirono strade, gettarono ponti, purificarono nel limite del possibile l'ambiente politico locale, si crearono delle simpatie negli albanesi i quali non hanno mai visto di buon occhio il nostro intervento nelle loro torbide faccende.
Nella provincia di Valona furono aperte ben 30 scuole in cui colla più ampia libertà d'insegnamento si studiava obbligatoriamente l'italiano.
La nostra avanzata mirava ad integrare territorialmente e militarmente il possesso di Valona e dei suoi dintorni e tendeva al congiungimento con le truppe internazionali al Comando del generale francese Sarrail.
I serbi sbarcati a Santi Quaranta, attraversarono il territorio greco-epirota e si portarono a Koritza e di là, coi francesi e coi russi eseguirono la marcia concentrica su Monastir. Le nostre truppe occupando Tepeleni, dopo ben riuscite operazioni offensive poterono superare le linee della Vojussa che stabiliva per così dire il confine italo-austro-bulgaro in territorio albanese. Altri nostri contingenti avanzarono su Delvino impossessandosene, mentre le truppe partite da Telepeni occuparono prima Argirocastro, Gjorgiucati e Episkopi. I nostri vennero così a costituire la estrema ala sinistraI — 215 —
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