La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
fanciulli, raggrupparsi intorno a coloro che in quei giorni di trepidazioni, di ansie e di orgoglio ad un tempo, rappresentavano la patria lontana in armi, per bearsi della loro vittoria, per ascoltare la loro parola, la parola che doveva suonare speranza e fede nei destini d'Italia. E la parola venne e fu veramente parola animatrice, suscitatrice allora di nuovo orgoglio di nuovo entusiasmo poiché gli oratori, dal Principe di Udine, agli onorevoli Borsarelli, Ciuffelli, Mtti, tutti dissero dell'eroismo del nostro soldato, delle gesta epiche, sovrumane da esso compiute, degli ostacoli incredibili da esso superati su di un fronte di battaglia il più aspro, il più diffìcile di tutta la guerra, della magnifica, superba, storica resistenza del paese, dei sacrifìci immensi d'ogni genere a cui erano costretti quelli rimasti a casa, del lavoro meraviglioso compiuto nelle innumerevoli officine create dalle necessità belliche per parte degli operai ai quali si erano aggiunte vere legioni di donne utilissime, instancabili, produttrici e resistenti quanto gli uomini. Ma tutti dissero anche che l'Itala se non era venuta in America a chiedere, come non aveva chiesto a nessuna altra nazione alleata aiuto di uomini, era però venuta a chiedere per mezzo loro ogni altra sorte di aiuti perchè all'infuori dell'elemento soldato le mancava tutto : carbone, munizioni, viveri, mezzi di trasporto.
E tutti raccomandarono che gl'italiani d'America non dimenticassero la dolorosa verità e si cooperassero in tutti i modi a portare il loro contributo alla gran causa comune per assicurare la vittoria nostra e degli Alleati.
Durante il banchetto ufficiale offerto dalla città di New York alla Missione nella grande sala da ballo del Waldorf-Astoria in Fifth Avenue, uno dei più grandi alberghi del mondo, al quale intervennero con una larga rappresentanza della Colonia facoltosa, industriale, commerciale, professionista ed intellettuale, illustri personaggi americani, autorità cittadine, statali e federali, rappresentanti militari e civili delle altre nazioni alleate e vi assistettero anche numerose signore americane ed italiane, Guglielmo Marconi pronunciò un discorso in purissimo inglese che produsse una profonda impressione.
Aveva l'Italia avuto già occasione di notare una certa trascuratezza a suo riguardo da parte dell'Inghilter-
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