La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
Troppo lungo sarebbe nominare qui tutta la valorosa schiera d'artisti che formano la gioia delle platee d'Italia e che dal 12 agosto al 30 settembre deliziò circa seicentomila soldati, dando nientedimeno che 149 recite in 50 giorni. Furono rappresentati atti di commedie e di drammi, farse interpretate da Novelli e da Zacconi, anche da Zacconi il quale per far ridere i soldati s'era messo a fare il brillante. La rappresentazione comprendeva sempre prosa, canto, musica e danze. Ce n'era per tutti i gusti. I soldati vi assistevano per turno a duemila, tremila, quattromila, sino a cinquemila per volta e fra essi sulle stesse panche, senza distinzione di posti, ufficiali e generali.
In uno dei teatri alla prima rappresentazione vi assistette Eleonora Duse commossa sino alle lagrime dall'imponente spettacolo che offriva quel pubblico di soldati silenzioso, raccolto, incantato. Molti di quei soldati erano scesi nella notte dalle posizioni terribili del Monte Santo e avevano camminato per ore, cautamente perchè quel monte non ancora nostro era dominato dal nemico.
Quel giorno la recita comprendeva anche il primo atto di "Romanticismo" di Rovetta e fu un trionfo continuo, trionfo che si ripetè quotidianamente dalle 5 e mezza alle 8 di sera sino alla chiusura della stagione, qualche volta accompagnato dal rombo del cannone che tuonava poco lontano. Il tempo lassù ai primi d'ottobre non permette tutti i giorni spettacoli all'aperto. Questa fu una delle cagioni della fine, ma i propositi degli organizzatori erano quelli di continuare non appena fosse stato possibile, anche perchè nei programmi rimasti incompleti figuravano nientemeno che dei concerti con Toscanini e uno spettacolo con Bonci diretto da Mugnone.
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Erano quelli i giorni in cui Luigi Cadorna continuava quell'arditissima, poderosa offensiva che aveva cominciato vittoriosamente in maggio e che, come abbiamo visto, doveva condurre le nostre truppe sulla Bainsizza, l'ultimo baluardo che ci contendeva la via di Lubiana e di Trieste.
Gli sforzi austriaci sul Carso sin dall'inizio di quella offensiva, intesi non solo ad arginare la nostra avanzata, ma a ricacciare indietro i nostri furono continui, accaniti, disperati. Contesero il terreno palmo a pal-
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