La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
ravano il medio Isonzo dalla testa di ponte di Tolmino all'Hermada.
E' bene sapere che nei tre mesi precedenti l'avversario aveva compiuto lavori giganteschi di rafforzamento. Oltre le tre prime linee, duecento metri più in là, si scavò un altro triplice intreccio di trinceramenti, e ancora più lontano una terza serie di trincee; in alcuni settori anche una quarta.
Fra un sistema di difesa e l'altro correvano delle trincee traversali disposte come le venature d'una foglia e tutte perfezionate, tutte atte ad una poderosa resistenza, tutte munite come tante fortezze.
Nella notte del 1G, verso Canale e verso Auzza si preparò il passaggio dell'Isonzo. Un lavoro colossale fatto intorno al fiume dal genio che sbarrava la corrente, contenne le acque a monte, così l'Isonzo meno rapido nella sua corsa facilitò la connessione fulminea dei ponti. Su quel punto una densa nuvola prodotta dai proiettili fumigini copriva le operazioni dei nostri. Il nemico tempestava a caso le acque, disordinatamente e con rabbia cieca.
Fra le 4 e le 5 del mattino, quando l'alba cominciava a rischiarare il profilo del Monte Nero la massa principale delle forze italiane raccolte sulla sponda destra, mediante i ponti costruiti con rapidità vertiginosa e numerose zattere, era passata sulla sinistra, espugnando larghi tratti del primo sistema difensivo. Poi, per irrompere sul terrapieno che cinge alla base le montagne della Bainsizza e dell'altopiano dei Lom di Canale e di Tolmino e costituisce la sponda sinistra del fiume, le truppe italiane, varcati i ponti a passo di corsa, tra nuvoli di shraplu'ls e colonne d'acqua e di ghiacci sollevate dagli scoppi delle granate austriache, scalarono la muraglia quasi a perpendicolo.
''Le mitragliatrici tempestavano il terrapieno, scrisse un testimone oculare. Si vedevano i nostri con l'acqua alla cintola, attaccarsi ai nodosi tronchi sporgenti dalla naturale muraglia, immergersi nel più folti frascami, guizzare da ogni lato, gettar corde, puntelli e scalette improvvisate a quelli che sopraggiungevano. Altri percorrevano tranquillamente la sponda in cerca di migliori approdi, intimando la resa ai nuclei sperduti, o affrontandoli."
Alle dieci del mattino gli austriaci avevano sgombrati gli appostamenti della prima linea. Non riuscen-
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