La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
fuochi, flagellandone tutte le pendici con una grandine ininterrotta di colpi. Per questa importanza, per questa sua fama di inespugnabilità, per la consacrazione fattane col sangue di tanti eroi, un'aureola quasi leggendaria si era venuta creando intorno al Monte Santo, ma il 25 agosto anche questa aureola cessava davanti all'impeto straordinario dei nostri che s'impossessavano della vetta del monte, facevano ripiegare il nemico e catturavano prigionieri e cannoni.
E sul Monte Santo, all'ombra della bandiera italiana che sventolava dalla vetta conquistata, sotto i tiri del nemico in ritirata, al cospetto del maestoso panorama della battaglia si ebbe una scena epica, caratteristica : Arturo Toscanini, il più grande maestro concertatore del mondo vivente, fra l'applauso dei soldati, commossi e vibranti d'entusiasmo diresse un concerto di inni patriottici e di marce che in quel momento dev'essere sembrato qualcosa di fantasticamente leggendario.
Dopo una breve sosta servita a consolidare le posizioni occupate, durante la quale però vi furono limitati, ma violentissimi combattimenti, il 4 settembre si ebbe una vigorosa ripresa della battaglia sull'altipiano della Bainsizza.
Nella notte del 4 le nostre fanterie addensate intorno al secondo gradino del Monte San Gabriele, ordinate in tre colonne e precedute da tre grossi riparti d'assalto, provvisti di bombe a mano a di lanciafiamme puntarono verso il terzo gradino, quota 646. E qui si compì un'altra di quelle straordinarie azioni che non sembrano umanamente possibili.
L'attacco fu seguito dall'impetuso ridestarsi delle nostre artiglierie le quali prima tacevano. Il terreno conteso non aveva bisogno di preparazione. Solo le difese sotterranee erano valide. Tutto quello che era alla superficie si presentava come un immane rimescolìo di legno bruciacchiato, di ferri contorti, di muretti spianati, di piante divelte dalle radici, di solchi colmi di membra umane, di panni insaguinati, di elmetti bucati, d'irriconoscibili frammenti di armi e strumenti da trincea. Mai nessun monte bevve tanto sangue !
Nella nuova luce del mattino — scrisse un corrispondente di guerra — i nostri arditi balzarono di roccia in roccia, urlando e cantando.
L'epica scena si svolse con la rapidità del baleno. Dopo dieci minuti di mischia a corpo a corpo con le ve-
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