La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
dette, arrivano alla soglia delle spelonche, accolti dal fiottar rapido della mitraglia. Ondeggiano, ma non si ritirano; per nn poco si fermano, gettandosi ventre a terra. Sembrano inghiottiti dalle aperte gole granitiche dell'atleta assaltato. Da dietro le sporgenze risorgono cauti e tentano aprirsi il varco con le bombe a mano. Ad alta voce intimano la resa. Ma gli austriaci si ritengono inespugnabili nelle bastionate caverne della cresta e rispondono con le mitragliatrici. Gli attimi sono contati. Bisogna salire sull'ultima balza prima che le artiglierie avversarie intervengano a dilungare la soluzione del dramma. Vengono portati avanti, a forni di braccia, i tubi degli apparecchi lanciafiamme, che si snodano fra la sterpaglia come lunghi serpenti. In un tempo solo gli imbocchi delle gallerie sono investiti da infernali lingue di fuoco che comunicano l'incendio a tutta la sterile cresta. Il rullo delle mitragliatrici si ferma di stianto. Lo spettacolo assume gli aspetti della più sinistra irrealtà. E' un ciclone ardente, solcato da fulmini, impennacchiato da ampollose e voraginose trombe di fumo, che si abbatte sull'inaccessibile vertice del caposaldo."
I progressi dei nostri furono sanguinosamente con trastati dal nemico il quale rinnovò tremendi attacchi con impeto disperato, usando largamente dell'artiglieria che seminò spaventose tempeste di proiettili sul terreno battuto dai riparti in azione che intendevano rafforzarsi nelle posizioni che andavano occupando.
La lotta continuò sempre feroce nei giorni che se guirono intorno al monte tanto conteso giungendo così ai combattimenti del 2S e del 29 settembre in cui le azioni più di sistemazione che di vera conquista ebbero risultati rapidissimi e vittoriosi. Uno sulle muraglie del San Gabriele, l'altro sul margine meridionale dell'altopiano della Bainsizza. Le due azioni ebbero un legame: dalle due località combattute si domina infatti la conca di Britof e comincia la vallata di Cliia-povano fra gli spalti della Bainsizza e di Ternova che la incanalano. Unico varco per passarvi dall'Isonzo: la Sella di Dol, fra il Monte Santo e il San Gabriele che vi si protende con lo sperone del Veliki-Hrib.
La mattina del 28 quattro grosse pattuglie di arditi italiani uscirono dalle trincee, e si avvicinarono alle trincee nemiche. Fu una sorpresa. Eliminarono i difensori, scavalcarono d'impeto i ripari, si rovesciaI — 288 —
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