La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
la fiducia del popolo d'Italia un po' scossa sulla sincerità delle intenzioni degli Alleati a suo riguardo; a-vrebbe dimostrato che 11011 era vero che essi avessero lasciato sino allora il nostro Paese togliersi da solo dall'impaccio facendogli mancare quanto gli avevano promesso per poter continuavi» a combattere Vittorio samente. Nel momento del pericolo essi accorrevano a provarci che la causa era comune, che le finalità della guerra erano uguali per tutti e che l'Italia non sarei» he stata abbandonata a se stessa. Vero è che l'abbandono dell'Italia e la probabile conseguenza della sua eliminazione dal conflitto poteva mettere in pericolo-estremo la sicurezza della Francia e quindi la vittoria dell'Intesa, rendendo così la solidarietà e la comunione di tutte le forze una necessità di vita o di morte per coloro che avevano il non lieve incarico di abbattere quello che era ancora il colosso tedesco.
Reparti di truppe francesi e di truppe inglesi giunsero in Italia accolte nelle città e nei paesi dove passavano per recarsi in zona di guerra da esplosioni di delirante entusiasmo, spesso coperte di fiori. Il principe Edoardo di Galles, erede della corona d'Inghilterra era sin dal 10 novembre alla nostra fronte col contingente di soldati mandati dal suo Paese.
Però, è bene ripeterlo, la resistenza che si andava delincando sempre più decisa, sempre più efficace e con quotidiani successi sul Piave era stata e continuava ad essere opera, esclusiva dei nostri.
Gli Stati Uniti pochi giorni dopo e cioè il 7 dicembre dichiaravano guerra anche all'Austria e subito al Congresso di Washington si cominciava a discutere l'opportunità di un invio di truppe americane in Italia le quali avrebbero rassicurato il nostro Paese della simpatia degli americani e della loro solidarietà colla nostra causa. E si riconosceva la necessità di mandare navi, denari ed approvigionamenti per rendere più sicuri i risultati della nostra resistenza, la quale cominciava ad essere dichiarata miracolosa anche dagli stessi critici militari nostri e stranieri che avevano asserito a più riprese l'impossibilità di porre il Piave in condizioni di arrestare il nemico e che, inesorabilmente e senza pietà per quanto si lasciava, bisognava scendere all'Adige. Gli stessi aiuti degli Alleati, come ab-biam detto, per parecchio tempo non oltrepassarono questo fiume, considerando inutile sacrificio d'uomini
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