La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
Questo approccio gli fu facilitato dal suo dominio di tutta la riva sinistra del Piave, per cui gli fu possibile passare il fiume alla stretta di Quero e dilagare, malgrado la resistenza della brigata Como, nella conca di Alano ed attaccare le nostre linee dal costone di Mon-fenera a monte Tomba. In quest'ultimo tratto del nostro sp:egamento difensivo i nemici riuscirono ad ottenere qualche risultato parziale soltanto cinque giorni dopo i primi assalti, rinnovando i tentativi p:ù micidiali e subendo i più vigorosi contrattacchi delle nostre truppe.
Così lottarono i renarti della nostra Quarta Armata contro l'ala sinistra dell'Armata di Conrad, comandata da Tvrauss e contro elementi della decimaquartà Armata austro-tedesco agli ordini del generale von Below, mentre si svolgeva contro il caposaldo delle Melette, sull'opposta riva del Brenta, la lunga battaglia di cui abbiamo parlato più sopra.
Appena il maresciallo ebbe sospesa la sua azione sull'altipiano, il maglio nemico si abbattè con maggior violenza tra Brenta e Piave nel tentativo di demolire lo sbarramento del Grappa alle sue propaggini e di spezzare la saldatura tra il fronte degli altipiani e quello del Piave.
Lo sforzo avversario, in questo settore, non durò che due giorni ed ebbe due soli rhomenti : il grande attacco sferrato il 25 novembre contro tutto il semicerchio 1 delle posizioni del Grappa, e l'assalto dato il 20 a Col della Berretta.
La prima azione, vasta e complessa, mirava a rendere intendile '1 nucleo centrale del Grappa, coll'oceupa-zione delle alture che lo accerchiano: la seconda, pre-, parata come l'altra da concentramenti formidabili di fuoco, tendeva per il Col della Berretta al margine roccioso che sovrasta il Canal di Brenta. Entrambe, naturalmente, si proponevano di scuotere la nostra difesa, scoprendone il punto debole per aprirvi, potendo, un varco. I valorosi del battaglione Monte Rosa che a Tasson fecero strage dei nemici: i bravi fucilieri della 50.a Divisione, d:fesero le posizioni con tale saldezza che per quella volta l'avversario dovette rinunciare al suo piano. E Col Berretta gli fu strappato di pugno dalla brigata Aosta, dal 34.o fanteria, dagli alpini del battaglione Val Brenta, che superarono uno spaventoso fuoco d'interdizione per volare in soccorso dei difensori pericolanti.
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