La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
truppe italiane cessò, quasi : non erano rimaste in città che poche pattuglie di bersaglieri ciclisti, del genio e di carabinieri. D'un tratto formidabili detonazioni echeggiarono. Io mi trovavo nella bottiglieria Barbaro con un giornalista inglese. L'urto provocato da un'esplosione fu tale che i barattoli, i vasi di vetro, le bottiglie che erano nelle scansie e gli specchi appesi ai muri precipitarono. Ci lanciammo in istrada. Sotto i portici del palazzo municipale si era riversata una folla di donne e di vecchi che piangevano e gridavano. Frattanto, nell'uragano, le esplosioni continuavano. Intorno alla città era un lampeggiar d'incendi. Bruciavano i nostri depositi di viveri, i depositi di benzina. Venivano fatti saltare i depositi di munizioni non trasportabili. Tanto formidabili e-rano le detonazioni che dalle case cadevano le imposte ed i vetri. Fra tanto inferno Tenni reparti della Sanità sgombravano gli ultimi malati e gii ultimi feriti rimasti negli ospedali. Chi potò dormire in quella terribile notte? L'ultimo treno partì di primissimo mattino. Migliaia di persone, giunte dalla provincia, si volsero quindi a piedi verso l'Italia ancor libera.
Nella stessa giornata le truppe nemiche occuparono definitivamente la città. Allo sbocco di ogni via furono messe sentinelle. Ogni passante, fermato e perquisito. Nella sera stessa veniva ordinato ai cittadini di tener chiuse le imposte delle finestre ed a-perta la porta di strada. Chiunque avesse incontrato un ufficiale nemico doveva salutarlo. Non vi furono vessazioni nei domicili privati per quella notte. Gli ufficiali e le truppe poterono allogarsi tranquillamen te nelle case abbandonate. I bulgari furono accantonati nel palazzo municipale; al mattino dopo, alcuni banditori chiamarono la popolazione a raccolta per i vari borghi. Ufficiali che parlavano speditamente l'italiano raccomandarono la calma, promisero prossima la pace, minacciarono, ove l'obbedienza non fosse stata pronta.
Ma poi vennero i dolori. I negozi chiusi vennero aperti a viva forza e, in barba ai proprietari assenti, le merci furono asportate. Il caffè Doria, il caffè Corazza ed il ristorante l'untingam vennero affidati a vivandieri tedeschi. Alcune sciagurate comparvero ai tavolini insieme ad ufficiali nemici. I tedeschi non perdettero tempo. Impadronitisi delle officine elet-
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