La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
sempre, una razione di 20 grammi di farina. E ciò allo scopo apparente di proteggere i soldati austriaci dalla infezione.
Praticamente si voleva — come ebbe a dire brutalmente al teste dott. Ascliero un ufficiale austriaco — farli "crepare di fame". Lo stesso teste riferisce che i nemici, specie alti comandanti, dicevano che morivano troppo pochi italiani.
Troppo pochi, certo, per il loro desiderio ; ma la deficiente assistenza sanitaria — si pensi che il dott. Pe-rin, quasi solo, senza mezzi di trasporto, doveva assistere una popolazione di oltre 20.000 abitanti — la mancanza di medicine, e, sopra tutto, l'esaurimento ed il terrore continuo in cui viveva la popolazione, fecero aumentare spaventosamente la moralità.
La ristrettezza dello spazio c'impedisce di riportare i numerosi episodi di ferimento o di torture o di omicidi perpetrati da ufficiali e soldati contro i cittadini. Entravano nelle case per rubare — a una osservazione anche lieve e timida — la risposta era l'aggressione, la violenza, la morte.
In una casa sita nella località detta il Tombolin, in quel di Grisolera, un pover'uomo, certa Bevilacqua, che si era affacciato ali finestra per vedere chi fosse che manometteva, di notte, le cose sue, ebbe un colpo di fucile che gli attraversò il mento e la lingua, provocando tale emorragia, che poco dopo, lo condusse a morte. Un maggiore medico austriaco, chiamato a prestare l'opera sua, si rifiutò, dicendo che i civili dovevano morire tutti.
. Un tenente, credendo di essere stato ingannato da un contadino, Morassulto Luigi di Villanova, cui aveva chiesto la strada, le legò ad un gelso coi polsi dietro la schiena, lasciandolo appeso per qualche ora di notte, finché, fatta mattina, fu liberato da contadini.
Alcuni artiglieri, andati a commettere le solite ladrerie in una casa di Villastorta, trovarono resistenza. Furiosi ritornarono a Villastorta con l'intera batteria ed una mitragliatrice, sparando ed incendiando. Pre sero poi, fra altri, certo Alba Domenico, che non aveva avuto alcuna parte nella resistenza, e lo percossero fino a farlo svenire; poi lo legarono dietro al carro di artiglieria e lo trascinarono fino a Palmanova battendolo di tratto in tratto coi calci dei fucili. A Palmanova, lo appesero per un paio d'ore ad un al-
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