La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
III.
La battaglia ohe determinò il crollo degli Imperi Centrali — Laceri, sporchi, pidocchiosi, affamati e belli — Sempre noi e noi soli — Le nove giornate del Giugno — Il Piave — L'attacco nemico al Montello — Spreco di sangue — Il ripiegamento sotto l'impeto irresistibile dei nostri — Senza via di scampo — Un'immane tomba austriaca — La riconquista di Monte Valbella, di Col del Rosso, di Col d'Echelc e di Dosso Alto.
Bene disse Corrado Zoli corrispondente dal fronte soldato anche lui nella gran guerra, parlando della battaglia del Piave combattuta dal 15 al 24 giugno 1918, che appunto quella dura battaglia che ogni buon soldato d'Italia combatteva colla semplicità tranquilla colla quale un onest'uomo compie un suo elementare dovere, nessuno di noi, lì per lì, se n'era accorto, ma certo era quella che, direttamente o indirettamente, aveva determinato il crollo della potenza e della fortuna militare degli Imperi Centrali.
Però se ne resero conto i nostri avversari, i quali a guerra finita, e i più autorevoli fra essi, sciolti dal vincolo del silenzio necessario e del doveroso riserbo, non esitarono a riconoscerlo pubblicamente. A metà marzo del 1919, il maresciallo Ludendorff dichiarava ad un redattore del "Social Demokraten" di Stoccolma essere stata causa principale della sconfitta della Germania il mancato appoggio da parte dell'Austria, sempre più stretta alla gola dall'Italia ; se l'Austria avesse potuto avere libera una parte delle sue divisioni e mandarle in Francia, la guerra sarebbe stata vinta dagli Imperi Centrali che non avrebbero temuto i rinforzi americani.
La posizione degli Imperi Centrali divenne disastrosa quando l'Italia abbandonò la neutralità per abbracciare la causa degli Alleati, ma soprattutto nello scorso giugno quando il Generale Diaz fece fallire l'offensiva austriaca sul Piave, nella quale gli austriaci avevano impegnato i migliori effettivi. Dopo questo insuccesso, Ludendorff, d'accordo coll'Imperatore
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