La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
200U metri, con intrighi di isolotti e sparsa di fronda-me ; e l'osservazione in parecchi tratti č difficile : l'altra riva si perde in indistinte lontananze fra sagome confuse di "grave" e lo sfondo della vegetazione lontana, lussureggiante sull'altra sponda. Non vi ha dubbio che il Piave č un buon campo di tiro, ma si presta anche agli ammassamenti notturni, al serrarsi delle fanterie, ai rapidi e celati traghetti dei vari canali d'acqua che lo solcano, alla costruzione delle passerelle, dei pontoni, delle barche, dei canotti. La principale debolezza del Piave era, per noi, la mancanza di teste di ponte sull'altra riva, dalla quale soltanto si sarebbe potuto dominare le mosse e gli apprestamenti dell'avversario.
Il Piave, al momento dell'offensiva, era in piena ; gli acquazzoni avevano fatto gonfiare tutti i fiumi del Veneto in modo notevole e provvidenziale per i nostri. La piena ti-avolse per la corrente molte barche che gli austriaci tenevano sul fiume per il passaggio delle truppe, dei rifornimenti, delle munizioni; e schiantņ passerelle e pontoni costruiti su barche. Pochi ne rimasero pure essendo alquanto danneggiati, tra i quali quello all'altezza di Nervosa, che alimenta il Montello dal lato sud orientale. Questo fatto contribuģ a danneggiare i collegamenti con i Comandi austriaci al di lą del Piave causando evidente crisi logistica.
Il Montello č un'altura ovoidale dell'altezza di duecento o trecentocinquanta metri che, con l'Asolone pił a nord-est, costituisce la cerniera di angolo tra la montagna e la pianura.
Si distende fra Nervesa e Montebelluna e tra Cą De Faveri e Oornuda per circa dodici chilometri di lunghezza, in direzione est-ovest e circa sei nei tratti di maggiore larghezza. Il fiume ne lambisce le pendici nord-orientali; due grandi strade da Nervesa a Cornuda gli girano attorno al piano e pił di venti stradicciole parallele come denti di una rastrelliera tagliano da nord-sud in tante fasce rettangolari il terreno, parte prativo, parte boschivo, pieno di gobbette, avvallamenti e imbuti simili a "doline". Da certe posizioni la vista puņ spaziare lontano in tutte le direzioni, sia verso Castelfranco e Treviso, sia verso il gomito che il fiume fa scendendo da Vidor alla volta di Susegna. Appaiono i paesi dell'altra spondaU t
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