La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      dui biavi battaglioni di marina, i quali intanto organizzavano a salda difesa un considerevole tratto di linea lungo il canale Cavetta e il Piave Vecchio. Alternando le accorte cure della difensiva con gli slanci di piccole azioni offensive, i marinai moltiplicarono le loro irruzioni ed i colpi di mano nelle linee austriache, donde riportarono ' sempre abbondante bottino di materiale e prigionieri.
      Il 20 giugno, con uno sbalzo irrefrenabile, un battaglione strappava al nemico, per la profondità di oltre un chilometro, un lembo del territorio ch'esso ci aveva tolto nell'offensiva del novembre; e il 5 luglio, cooperando e gareggiando in magnifico valore con la terza brigata di bersaglieri e con i fanti della "Torino", due battaglioni contribuirono alla libera-zio dell'isolotto tra Sile e il mare, conquistando di slancio un boschetto prospiciente Revedoli, mutato dagli austriaci in formidabile nido di mitragliatrici, e le Case Allegri, intorno alle quali si era accesa altre volte una mischia furiosa.
      Si può dire che tutte le case sorgenti sulla palude verso la spiaggia di Cortellazzo, ricordino un eroico episodio del Reggimento Marina. Ognuno dei suoi battaglioni — il "Bafile", che ha preso il nome glorioso del suo comandante, immolatosi con un gesto sublime sulla riva del Piave, il "Caorle", il "Grado", il "Golametto" — compirono superbamente il proprio dovere. Si potrebbero raccontare a centinaia episodi di valore collettivo e individuale. In ogni a-zione, il combattente di marina ha sopratutto confermato quelle che sono le virtù caratteristiche del suo temperamento.
      Il reggimento ebbe in considerevole numero i suoi morti e i suoi feriti gloriosi ; ma si vantò di non aver lasciato neppure un prigioniero nelle mani del nemico; risultato stupefacente in otto mesi d'intensa attività guerresca. Esso ha catturato, in complesso, circa 700 austro-ungheresi.
      * * *
      Venezia senza i marinai era veramente perdutaVi furono uomini su cui più che il dolore e la vergogna di vederla una volta ancora passare in mano degli Austriaci, potè il timore che in un attacco nemico ne andassero distrutti i monumenti. E si decise di abbandonarla indifesa all'invasore.
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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