La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
a lui, ma alle truppe che sarebbero giunte tra poco spettavano quegli onori, dicendosi tuttavia orgoglioso di aver calcato per il primo il sacro suolo di Trento.
Ma ecco all'improvviso la folla ondeggia. Arrivano le truppe, si grida: Viva l'Italia! Sono già alle prime case della città e la folla si avvia correndo verso lo stradone di Rovereto. Sono infatti i vincitori. In testa al 14° cavalleggeri Alessandria è il comandante colonnello Tarditi. Seguono le truppe del 29° reparto d'assalto col maggiore Gambara. Ed ecco il quarto gruppo alpini coi tre battaglioni Pavione, Feltre e Ardenis, i forti soldati della montagna che da tre anni combatterono sulle alte vette che dominano Trento. Vengono poi i fanti della brigata Volturno e in un secondo tempo le fanterie della Acqui. La folla delira dalla gioia. Quasi tutti hanno gli occhi gonfi di lagrime. Sventolano bandiere e fazzoletti. I soldati vengono circondati abbracciati in un tripudio indicibile d'entusiasmo.
Il colonnello Tarditi ritto sull'arcione è commosso. A lui, mentre la moltitudine continua ad acclamare, si fa innanzi il dottor Faes per manifestare nuovamente la gratitudine della città e per dire l'infinita letizia di ogni cittadino nel sentir Analmente tutelata e rispettata la propria coscienza italiana. A nome del vescovo Endrici, che gli austriaci mantenevano internato da tre anni, parla il sacerdote Echeli ringraziando i liberatori ed affermando l'alto sentimento di italianità del clero di Trento, che finalmente sente di poter esplicare la sua missione libero dai vincoli opprimenti dell'ingerenza austriaca. Infine saluta i soldati d'Italia il sig. Praga, presidente del Circolo Commerciale di Trento.
Dopo il saluto la cavalleria ha proseguito al trotto per le vie di Trento portando subito al monumento di Dante fiori e bandiere italiane omaggio ili devozione, di riconoscenza al poeta immortale d'Italia. La fanteria e gli alpini si recano subito fuori della città all'inseguimento del nemico. Il colonnello Tarditi prendeva intanto possesso della città in attesa dell'arrivo del generale Bloise comandante la 32.a Divisione ed affidava provvisoriamente l'ufficio di collegamento fra i poteri civili e militari al capitano Ugo Mazzoni di Firenze. Questi riuniva subito, d'accordo col dottor Faes, i più cospicui cittadini e con essi assicurava il.
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