La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
Confessò che effettivamente la notte del 19 i resti di Battisti e di Filzi erano stati tolti dal Castello e portati altrove. Le domande presero un tono ancor più minaccioso; investirono violentemente l'austriaco. Egli impallidì, poi chinò il capo e si decise a narrare la verità, ma non volle smentirsi. Continuò ad assicurare ch'egli personalmente non conosceva la nuova sepoltura, ma che la conosceva un prete, il curato di San Marco, cappellano militare del Castello. Il prete e lo sbirro furono messi a confronto. Anche il prete non voleva parlare protestando di esser vincolato da un segreto da cui non poteva scioglierlo che Podziaruy stesso come suo superiore. Seccamente gli fu fatto osservare che Podzioruv stesso aveva confessato il fatto e che il segreto era già' stato rotto da lui. Il Podzioruy annuì e il prete parlò e indicò il cimitero dove Battisti e Filzi erano stati trasportati e sotterrati in una vecchia tomba di un militare morto due anni prima. Sulla tomba era ancora la croce col nome austriaco. Egli non lo ricordava, ma il guardiano del cimitero doveva saperlo. Si andò al cimitero. Il prete accompagnava i ricercatori. Chiamò il guardiano che in silenzio si avviò verso una folla di rozze croci, si aggirò in mezzo ad esse cercando, poi ne indicò una e disse: "Qui". Era la croce del caporale Eowald. Due soldati cominciarono a scavare. Dopo un'ora di lavoro comparvero delle ossa mischiate alla terra fra le assi fradice di una vecchia cassa in cui erano state rovesciate : forse la cassa stessa del caporale. Venne prima alle luce un teschio, poi dopo un altro, in mezzo al confuso ossame dei due corpi.
Si era già fatta notte. Si accesero delle candele. I due teschi furono deposti sull'orlo della tomba scavata. Il figliuolo di Cesare Battisti era presente. Si chinò su di essi a guardarli e subito ne indicò uno e disse: "E' di mio padre. Lo riconosco". La voce aveva appena tremato. Si inginocchiò. Nelle cave occhiaie paterne gli occhi del giovinetto si fissarono per qualche istante nella scarsa luce, con tenerezza infinita. Intorno tutti piangevano in silenzio. Luigino Battisti ripetè con voce ferma e sicura: "E' di mio padre".
Il giorno stesso si cominciò la verifica, la separazione e la ricomposizione delle due salme con metodo rigorosamente scientifico, sulla base delle misure ana-
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