Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAGoverno provvisorio di Milano lo incaricava di pratiche confidenziali presso i triestini, istriani e friulani.
      In un proclama a quelle popolazioni, Francesco Dall'Ongaro scriveva :
      « Io conosco Trieste : vi consecrai la parte migliore della mia vita, svolgendo e fecondando, a quel modo che il mio ingegno e la polizia mi concessero, i semi italiani che la natura e le tradizioni vi avevano sparso. Primo ho gridato Trieste città italiana nei congressi scientifici : e con mio pericolo osai chiamarla a far parte d'una futura lega italica, allora un sogno poetico, a-desso un fatto compiuto. Quelli che allora vollero soffocar la mia voce, vorrebbero or soffocare l'istinto italiano e la fraterna simpatia tìhe si risveglia costì. Ma la natura ha uno stampo possente, e l'umana viltà, la tirannia, l'egoismo non possono cancellarlo.
      « Dal tempo di Giuseppe II, invalse il funesto sistema di germanizzare quel popolo. Governo tedesoo, tribunali tedeschi, impiegati tedeschi, maestri che insegnavano i rudimenti dell'italiano in tedesco, preti tedeschi, tedesca ogni cosa.
      « Vani e ridicoli sforzi. Un decreto di Vienna può ben mitragliare e distruggere un popolo, come tentò nella Galizia e a Milano, ma non cambiare l'aria, il cielo, le razze, le consuetudini, non cancellare l'impronta di Dio. Trieste rimase italiana. Solo un teatro italiano, un giornale italiano vi resse : la lingua del popolo restò i-taliana per quanto si insegnasse il tedesco. Stadion, come iprima si avvisò di visitare le scuole normali, s'accorse che bisognava tradurre e rifare i testi scolastici, e rimandar fra gl'invalidi i vecchi caporali tedeschi fatti maestri di lettere.
      « Il popolo di Trieste è popolo italiano. Gli Slavi non abitano che i contorni, fratelli anch'essi all'Italia di sventura, e, fra poco, di gloria. I tedeschi sono colà, com'erano tra noi, un popolo sovrapposto ad un altro, una pianta parassita che usurpa l'alimento dell'albero a cui s'abbarbica. Chi ha occhi, veda : chi ha senno, l'adoperi; chi dorme, si svegli; — si svegli almeno al fragore delle mine d'un impero decrepito, e si sottragga
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 1. Le origini remote (Da Campoformio alla Triplice Alleanza)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 199

   

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