Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LE ORIGINI REMOTEfu sempre la caratteristica generosa e genuina di tutto il pensiero e di tutta l'azione degli irredenti. Ecco quelle parole, che meritano d'essere incise in un marmo nelle terre ricongiunte all'Italia :
      «Noi ci sentiamo la virtù di sottoscrivere di gran cuore a qualunque nostra condanna di schiavitù, se questo richieda il bene dell'intiera nazione. Ma ciò non è. È invece l'interesse appunto della nazione tutta, che domanda sia rivendicato al Regno il baluardo dell'Alpe Giulia, e non sia esclusa l'Italia dall'Adriatico. »
      Ma l'appello dell'Istria, il grido di dolore degli altri irredenti, le superstiti speranze del governo italiano : tutto fu vano. E vani furono i successi di Garibaldi e di Medici, che puntavano su Trento...
      L'ostacolo che sorse aveva un nome : • Bismarck. « Condotta più indegna, — scrisse il Bonghi, — di quella che tenne la Prussia verso di noi dalla battaglia di Sadpwa fino alla conclusione della pace, non si potrebbe pensare ».
      Bismarck voleva lasciare aperta la porta dell'avvenire di fronte all'Austria; e sopratutto voleva non averla contraria nell'inevitabile guerra di domani con la Francia. Le spese del futuro accordo tra Prussia ed Austria dovevano intanto essere pagate dall'Italia.
      Bismarck conclude la tregua di cinque giorni, senza darne notizia agli alleati italiani. L'annunzio ne arriva a Vittorio Emanuele il 20 luglio: il giorno di Lissa.
      Il generale Govone, mandato in fretta al campo prussiano, vi giunse a cose fatte. L'armistizio di Nikols-burg era firmato. L'Italia,— affermava Bismarck, — non poteva negare il suo assenso, poi che otteneva la Venezia.
      Govone mandò a Visconti-Venosta una relazione, in cui è contenuto questo passo :
      «... Aggiunse il conte di Bismarck avere anche mal compreso come nulla fosse stato tentato dalla nostra potente flotta sopra Trieste; Trieste che era necessità all'Austria difendere, consacrandovi parte considerevole delle forze che poterono così marciare su Vienna. Il conte di Bismarck apprezzò le ragioni che movevano il
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 1. Le origini remote (Da Campoformio alla Triplice Alleanza)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 199

   

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