Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE ORIGINI REMOTEtevoli. Così Ruggero Bonghi nella sua prefazione a « La Venezia Giulia n di Paulo Fambri, scriveva :
« ...io non credo che nessuno al quale prema la propria riputazione, qualunque sia la gente nella quale è nato, vorrà mai dire, che le terre a mezzogiorno delle Alpi... sieno altro che italiche... Se dunque iper vincere il nostro punto basta provare che le pendici meridionali dell'Alni Giulie, e i monti dell'Istria, e i fiumi che ne discendono, e le terre che quelli bagnano, sono regione italica, noi non abbiamo bisogno di molta fatica. La scienza non partigiana d'oltremonti ci si fa incontro da sè, poiché non voglio dire senta l'obbligo di confessarlo, quasi fosse nel grado suo, ma lo enuncia naturalmente, come una verità patente, essa per prima.
« E neanche ha dubbio, chè il confine dato al Regno d'Italia nel trattato del 1866 non risponde a nessun criterio. Un confine amministrativo, tracciato da un governo tra due provincie sue, è diventato, senza correzione di sorta, il confine ipolitico fra due Stati. Esso dice di per sè solo, con una muta ma efficace eloquenza, che situazione diplomatica e militare fosse quella in cui i negoziatori nostri sentivano che si trovasse lo Stato, a cui nome trattavano, nell'ora in cui trattavano.
« Ma un austriaco, credo io, non ragiona di siffatto confine con maggior rispetto di noi. Codesto Iudrio che dove segna la frontiera attuale, dove entra nel territorio austriaco, dove si ripiega nell'italiano e vi s'inoltra e lascia il confine dietro di sè, spesso tra' campi, sino a che un piccolo torrente non fa grazia di additare questo pallido confine da capo, non però per sì lungo tratto che esso, il confine, s'intende, non si perda di nuovo in un palude, attraverso il quale giunge, ma sa donde, a mare, codesto Iudrio, dico, non abbandona per via l'ufficio assunto a principio, se non perchè sente di non essere esso in grado di adempierlo in nessun modo. Già io vedo, che i più degli italiani e degli austriaci anche colti non immaginano che il confine degli Stati a' quali rispettivamente appartengono, sia quello. Su cento italiani, di certo novantanove rimarrebbero stupefatti bene a sentire e a vedere, che il confine d'Italia non è l'Isonzo. Non
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 1. Le origini remote (Da Campoformio alla Triplice Alleanza)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano pagine 199 |
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Pagina (193/218)
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