Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
Minghetti, Nicotera, Baccarini, Crispi — Robilant si ricrede _L'incidente alle Delegazioni — Ritrattazioni austriache — « Felix culpa » — La campagna di Bismarck — Lo spettro della questione romana — Il proposto esodo del Papa — L'azione di Sonnino — Le generalizzazioni di Mancini — Un'allusione a Zanardelli — Una frase di Re Umberto — Le trattative con Kalnoky — La firma della Triplice.
Sul viaggio reale a Vienna, prima ancora che si compisse, i maggiori uomini politici italiani avevano e-spresso il loro avviso.
Minghetti lo aveva salutato come un raggio di speranza, come un fatto atto a rannodare le più sane tradizioni (!) e rispondente ai desideri della nazione.
Nicotera aveva detto che ogni italiano doveva* rallegrarsene. Baccarini aveva considerato il viaggio quale solenne affidamento di pace.
Crispi, a viaggio compiuto, ebbe roventi parole contro la Francia, pur negando d'esserle nemico. E soggiunse :
« L'Europa tende alla pace, e nessun indizio io vedo sull'orizzonte politico che accenni ad una prossima guerra. Nulladimeno tutte le potenze continuano ad armarsi, e la stessa Austria, alla quale alcuni giorni addietro l'Italia ha stretto cordialmente la mano, si fortifica alla frontiera e nell'Adriatico.
« La pace non può essere cementata che colle alleanze, ma l'alleanza coi grandi Stati non è possibile
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