Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'ITALIA INCATENATAeventualmente i suoi eserciti a Roma per assicurare il possesso di questa città ad un Sovrano, che la Santa Sede teneva in conto di usurpatore. Le vicende europee avevano ben potuto indurre l'Austria, come altri Stati cattolici, a farsi rappresentare diplomaticamente pfesso il Quirinale: ma correva una differenza immensa fra l'accettare francamente e lealmente un fatto compiuto, e l'impedire colle armi che a questo fosse recata offesa qualsiasi.
« Non basta. Una volta accettato il principio della reciproca guarentigia territoriale, l'on. Mancini s'era avvisato di chiedere che fosse stabilita la « reciprocità » di appoggio delle parti contraenti nelle quistioni che davvicino le toccavano, senza che implicassero per esse alcun impegno diretto. Conforme a ciò, egli sarebbe stato disposto ad appoggiare l'Austria-Ungheria nel Montenegro, nella Serbia, in Romania, in Bulgaria, in ogni luogo insomma dove spuntasse o si svolgesse alcuno dei moltissimi fattori della politica balcanica dell'Impero; e ciò, malgrado !a ripugnanza nascente da antiche tradizioni di particolare benevolenza verso quelle nazionalità lungamente incerte nella ricerca di un centro sicuro di attrazione.
« Ma in corrispettivo l'on. Mancini avrebbe desiderato che l'Austria-Ungheria facesse altrettanto a prò degli interessi italiani impegnati all'estero e particolarmente per Tunisi, che per la Consulta era pur sempre una questione aperta.
« Pareva all'on. Mancini — prosegue il Chiala — che fosse dover suo insistere sovratutto in questo argomento, perchè più la Francia si trovava allontanata dal pensiero di una rivincita, per gli ostacoli che a questa avrebbe frapposto un'alleanza intesa a rassodare la pace, e più doveva crescere in essa il desiderio di allargarsi e rafforzarsi nel Mediterraneo. Secondo lui era una vera necessità per l'Italia essere guarentita da sif-. fatto pericolo, poiché a differenza dell'Austria-Ungheria e delia Germania, ove i governi procedono innanzi quasi esclusivamente per volontà propria, e senza che quasi influisca sui loro provvedimenti la pubblica opi-
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