Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
VIIITALIANI E SLAVI
La Repubblica di Venezia e gli « schiavoni » — Prima del '66 — — Patriarcale convivenza — Uno scritto di Pacifico Valussi _ Un episodio prima della guerra — Il nuovo programma austriaco — La funzione delle città italiane — Le isole del Quarnaro — Una infelice frase di Crispi — La risposta di Barzilai — La protesta della Società politica istriana — L'arma preferita dell'austria — il frazionamento artificiale della nazionalità — i censimenti falsi — l'importazione deglislavi — Cifre eloquenti — La defezione dei croati — Uno scritto di CoLAUTTI.
La Repubblica di Venezia considerò sempre il problema etnico in Istria e in Dalmazia con suprema indifferenza. Gli slavi, che abitavano qualche zona dispersa di quelle sue terre, non potevano apparire alla Dominante come una minaccia qualsiasi alla sua lingua, ai suoi costumi, alle sue tendenze. Di coltura rudimentale, facili ad assimilarsi ai più progrediti elementi ed a subirne tutte le influenze, quegli « schiavoni » erano semplicemente considerati come una razza inferiore, ma u-tile, docile, pieghevole. E quando una fiera epidemia spopolò una parte dell'Istria, Venezia trovò cosa naturale e priva d'ogni pericolo importarvi nuclei di nuovi abitanti slavi.
Prima del 1866, le condizioni erano ancora immutate. Tra le popolazioni italiane di Trieste, dell'Istria e della Dalmazia e le tribù slave disseminate in certe zone rurali regnava una convivenza pacifica e patriarcale. Pacifico Valussi ne tracciava nel 1861 questo quadro e-sattissimo :
« La lingua della popolazione indigena di Trieste
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