Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'ITALIA INCATENATA
« O prodigio! o prestigio! Il neo-croato, che viceversa è un « giovine serbo », è infetto di panslavismo, nonché di sovversivismo. Egli mangia, veste e declama pressoché all'occidentale. È quasi un euroneo...
« Che lezione per i misoneisti della Storia! e che smentita ai faraoni dell'immobilismo! Anche la barbarie si evolve : anche la semi-umanità cammina.
« Prima che ai russi, più che ai russi, il diciottenne Franz Joseph dovette ai croati la salvezza della propria autorità in Ungheria, come in Italia. Senza il possente diversivo operato alle spalle dalle milizie slave, l'insurrezione magiara avrebbe indubbiamente trionfato. Appunto per questo il Quarantanove scavava tra i due popoli una invarcabile fossa di sangue.
« Schiller fa dire profeticamente a Wallenstein : «E vi aspettate riconoscenza da casa d'Absburgo? ». Questa, solo quattro anni dopo, come aveva preannunciato un suo primo ministro — il principe Schwarzenberg, — doveva meravigliare l'Europa con la propria ingratitudine. Essa ripagò, infatti, russi e croati della stessa moneta, abbandonando gli uni alla coalizione occidentale, gli altri alla supremazia ungarica.
«Nel 1860, col famoso «Diploma di ottobre», il Governo di Vienna fa balenare ai croati il solecchio del decentramento : l'anno appresso la Costituzione di febbraio, ribadendo le loro burocratiche catene, è un primo disinganno; nel 1868 la proclamazione del Dualismo, ambiguo capolavoro del conte JBeust e di Francesco Deàk, è o sembra la fine del « croatismo ideale ».
« Il « Compromesso » tra Vienna e Budapest, concluso nello stesso anno, modificato nel 1873 e nel 1881, lascia sospeso il minacciato assorbimento. La Croazia ha bensì una amministrazione separata, una Dieta speciale e un ministro proprio nel Consiglio della Corona ungarica : viceversa il suo « bano » o governatore è nominato da Budapest, e là si trattano gli affari maggiori, e là si foggiano le leggi importanti.
« La Croazia è autonoma, ma è anche rovinata, dovendo pagare alla sua matrigna una quota di partecipazione superiore alle proprie forze; sicché la massima
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