Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
XIIILE ARMI E LE FRONTIERE
Una frase dell'ammiraglio Montecuccoli La gara marittima . Il programma della Lega Navale austriaca Le due rive a-driatiche Il Trentino fortificato Il sogno di Conrad von Hoetzendorf Le rivelazioni dell'on. Battisti I forti al confine La ridda dei milioni L'Italia diminuiva le spese militari Significante episodio alla Camera Un discorso dell'on. Francesco Rota La formidabile preparazione austriaca Forti, armi, ferrovie L'esempio di Roma e di Venezia Il monito dell'on. Wollemborg L'antivigilia della mobilitazione La linea d'arroccamento Il nastro ferroviario Trento-Trieste L'adunata al nostro confine Il grido d'allarme di Colautti L'anfiteatro delle Alpi La natura e la storia Le due T Le Termopili venete I catenacci all'uscio.
Quando l'Austria ebbe concluso l'alleanza con noi, cominciς ad armare contro di noi. E non lo fece clandestinamente : anzi in varie occasioni ostentς con aria provocatrice i suoi armamenti contro l'alleata. Una volta l'ammiraglio Montecuccoli, capo supremo della flotta austriaca, dichiarς ch'essa non aveva solamente scopi difensivi, ma era destinata a scovare e distruggere il nemico nell'Adriatico. Piω chiare parole non si potevano usare.
I cantieri navali, le fabbriche di cannoni e di corazze, sorsero in Austria come per incanto I porti di guerra aumentarono di numero e furono potentemente armati. Ogni nostra nave che veniva messa in mare, nota Franco Caburi, serviva di pretesto ai giornali austriaci ed ungheresi per esaminare un'altra volta l'equilibrio delle forze dei due Stati sul mare e per ammonire le sfere
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