Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIApagine stessa del giovane regno? È un aculeo addentratesi nelle carni stesse della madre patria, e le rinnova con le assidue sue trafitture i ricordi del recente servaggio.
Questo geografico baluardo, questo nido dell'aquila bicipite, tanto è idoneo all'aggressione quanto malagevole alla conquista, munito come appare in sommo grado dalla natura e dall'arte. E ne avvenne un memorabile saggio nella bellissima difesa fattane contro i nostri volontari e regolari nell'anno degli italici disinganni dal generale von Kuhn, insigne maestro, vero specialista della guerra di montagna.
Finche, adunque, il nostro confine nord-est non fosse portato al Brennero, donde l'Adige scaturisce, e all'Isonzo, che è per lo meno un buon fossato, l'Italia non avrebbe dovuto vivere paga, nè stimarsi secura.
Poteva essa tollerare che il vessillo giallo-nero sventolasse ancora sul molo di San Carlo a Trieste, sbocco naturale dei paesi nordici che le stanno alle spalle; poteva pur rinunciare provvisoriamente a quella peniso-letta istriana consacrata nostra da Giove Statore e da San Marco, da Ottaviano Augusto e da Dante Alighieri. Ma il Brennero e l'Isonzo avrebbero dovuto stare in cima al suo pensiero e in fondo al suo cuore. Nulla dies sirie spe : nulla spes sine t>i : tale aveva da essere la massima sua forte e costante.
La natura lo aveva segnato con le imperiture sue cifre di monti e di .marine; la storia lo riconfermava con le sue orme cruente. Pur dopo la cessione del Veneto, non Francia, ma Austria restava la nemica nostra naturale, la nostra avversaria strategica. Ragione voleva, saggezza consigliava che la politica estera italiana assumesse qual cardine suo cotesto assioma militare.
Ohibò! nella supina ignoranza di ogni storico esempio, nel pieno disprezzo di ogni geografico suggerimento, che doveva grottescamente contrassegnare, così in Europa come in Africa, la nostra diplomazia e la nostra strategia, fu precisamente il confine meglio disegnato e meglio munito che venne assunto ad obbiettivo politico-militare dai governanti d'Italia.
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