Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAatavica, nervosa, che il raziocinio non sa moderare, abbia l'abitudine deplorevole di rovesciarsi di tratto in tratto verso di lei. Probabilmepte, pur giudicando con molto compatimento questa consuetudine non perfettamente consona alle regole della buona società, ella non penserebbe a curarla, profondendo all'amico delle carezze, ma chiederebbe venia per un'altra corrispondente, u-gualmente atavica « mentalità )> sua, quella di allungare, in simili circostanze, il suo piede verso l'amico irresistibilmente aggressivo. In lingua povera, la terapeutica internazionale dovrebbe, senza inquietarsi, avere un principio di applicazione così :
« Mettere, subito — se non si recede nell'insano provvedimento — una certa quantità di sudditi austriaci alla frontiera, con promessa di continuare... E amici, dopo questo, se si vuole, come prima... »
Il governo italiano non mise alla porta nessun austriaco. Di San Giuliano ritardò, in segno di protesta contro i decreti Hohenlohe, il suo incontro con Berchtold : ma poi il governo austriaco diede all'episodio dei decreti una soluzione, che in realtà non risolveva nulla, ma semplicemente differiva.
E l'Italia se ne accontentò...
Debbono giacere — a quanto diceva l'on. Barzilai — nell'archivio del ministero degli esteri a dozzine i rapporti delle autorità consolari italiane, uniformi per succedersi di funzionari, nel constatare la propria impotenza ad adempiere l'ufficio di tutela verso coloro che il vasto piano austriaco di denaturazione della nazionalità, coi più futili pretesti o senza, ha destinati al passaggio forzato del piccolo fiumiciattolo di confine. Durante la guerra libica, le autorità austriache della Venezia Giulia, d'accordo col loro ministro dell'interno, battevano il record delle espulsioni. Vi furono casi di cittadini messi al confine perchè, dieci o venti anni prima, in Italia, avevano subito la multa o gli arresti per porto d'armi. Intere maestranze di operai erano in quei giorni messe alla porta di cantieri e di cave. Ciò facendo, il governo di Vienna riteneva sbrigare delle semplici faccende di politica interna, come se la protezione dei cittadini in tem-
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