Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
XIVSULL'ARA DELLA PACE
L'obbiettivo pacifico Gli ideatori ed i sostenitori della Triplice
Politica interna e politica estera Una preoccupazione di Bismarck L'alleanza qualificata dall'on. Battisti L'abnegazione degli irredenti Remissivitΰ italiana Crispi e i suoi commentatori Barzilai e la dimostrazione di Napoli
L'insulto al Consolato di Trieste Imbriani a Parigi_Lesoddisfazioni date dall'Italia Una condanna di Andrea Costa
L'usurpazione di Cima Dodici Il dilagare dello slavismo.
Una domanda di Alfredo Oriani L'Austria contro Casa Savoia Un momento di risveglio Il discorso dell'on. Fortis.
Tutti gli uomini politici italiani che promossero, sostennero, rinnovarono la Triplice Alleanza, ebbero sempre chiara la visione e pieno il sentimento che fosse un patto innaturale, repugnante all'anima della nazione, alle tradizioni, ai diritti, alle pretese legittime della nuova Italia.
Se tuttavia vollero e mantennero l'unione con l'Austria, lo fecero per il preconcetto, giusto o errato che fosse, della garanzia di pace insita nella Triplice. A questa supposta garanzia si richiamarono sempre con le parole; ad essa informarono ognora i loro atti; in essa vollero trovare la giustificazione suprema delle debolezze e delle rinuncie, che per tanti anni contrassegnarono la politica italiana.
Depretis e Mancini, creatori piω o meno convinti della Triplice, accettarono per primi e fecero propria
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