Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'IT A Lì Agli avvenimenti soltanto può farla mutare. A Vienna il nostro Ambasciatore riporterà questa impressione, e più chiari argomenti nel caso che si dovesse riprendere la discussione sui patti espressi della Triplice e sul suo spirito. »
Nello stesso numero del medesimo giornale, figurava un altro breve articolo, il cui tenore, messo a raffronto con quello della nota surriferita, sembrava quasi diretto a disorientare la pubblica opinione.
Infatti, mentre la nota negava l'autografo e la missione diplomatica, l'articolo esordiva constatando come Roma fosse divenuta la mèta delle ambascerie straordinarie e dei messaggi delle due parti belligeranti. La nostra neutralità — soggiungeva — ha avuto questo primo risultato : di indurre gli alleati e gli amici a rivolgersi a noi, evidentemente per potersi assicurare il nostro appoggio. L'Imperatore di Germania ha telegrafato al nostro Re; l'Imperatore d'Austria gli ha inviato una lettera a mezzo del duca d'Avarna; lo Zar di Russia ha pure mandato a Vittorio Emanuele un ambasciatore straordinario. E tutto ciò, mentre ferve il lavoro delle varie Cancellerie presso il nostro governo...
Che cosa avvenga nel retroscena diplomatico — diceva più oltre l'articolo — a nessuno è dato oggi di dire : si intuisce che da ogni parte vengono lusinghe e tentazioni a questa Italia che, forte del suo diritto, ha voluto opporre alla follia guerresca da cui furono invase le altre cinque grandi Potenze, una calma consapevole. L'ora che volge è grave per il nostro paese : sono i suoi destini che forse maturano in questo tragico momento storico che tutta sconvolge l'Europa e rende attonito il mondo intiero.
La chiusa dell'articolo accennava ad essere più sibillina che mai. « Noi non sappiamo — diceva — che cosa si pensi nelle sfere responsabili, e nemmeno vorremmo saperlo : e nemmeno sappiamo in che cosa consistano le più o meno tardive lusinghe che ci si rivolgono in questa terribile vigilia d'armi in cui i più grandi
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