Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA N'EBBI A SULLA NAZIONEesigenze del momento. Ma non fermiamoci qui. Questa crisi ha per noi una portata e un significato che superano i limiti del problema militare. Essa offre al paese un monito più largo, che deve essere raccolto.
« La parte più schiettamente conservatrice della stampa e dell'opinione pubblica seguita ad insistere nella sua nota : non parliamo, stiamo zitti, fidiamo nel Governo responsabile, nei consiglieri del Re; attendiamo la loro parola. Orbene, — chiediamo a chi ragiona così, — potete voi aspettarvi tutto da uomini e da governi che in una lunga serie di anni non hanno saputo dare all'esercito l'efficienza necessaria, che si sono resi colpevoli di gravi trascuranze nella preparazione della difesa nazionale, che non hanno profittato di momenti prosperi della nostra finanza e politicamente favorevoli per riparare a bisogni urgenti che negli anni di ristrettezza dovettero essere trascurati? Il paese, il Parlamento stesso, non hanno mai rifiutato i fondi richiesti per l'esercito e per la marina. Chi, se non i governanti, sono pertanto responsabili delle lacune che oggi si constatano nella preparazione militare?
« E come nella politica militare così in quella estera. V'è della brava gente la quale immagina che, nel possesso di tutti i segreti, i ministri degli esteri siano i soli capaci di segnare a un popolo la sua direttiva nei rapporti cogli altri popoli. La Germania prova ora a quali passi terribili possa essere condotta una nazione fortissima da una politica che nel segreto apparecchia le più sconsiderate avventure. E l'Italia ha toccato con mano tutta l'insipienza del suo ministro degli esteri negli ultimi due anni, durante i quali la Triplice fu intempestivamente rinnovata senza quelle modificazioni che e-rano richieste dalla mutata nostra situazione nel Mediterraneo, e l'Italia fu avvinta al carro dell'Austria in una politica balcanica dalla quale non poteva scaturire se non la guerra. »
. _ E più oltre l'autorevole giornale rivolgeva alla coscienza pubblica questa invocazione, che per fortuna dell'Italia non fu fatta invano :
« L'Italia intrawede ora possibilità di fortune quali
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