Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      ILA GRANDE GUERRA D'ITALIA
      pedire con la forza la vittoria della Lega balcanica, e certo si sarebbe sforzato di riprendere diplomaticamente la posizione che il suo predecessore Aehrenthal aveva abbandonata nel Sangiaccato di Novi Bazar. Egli prima non ebbe l'intelligenza politica di prevedere gli avvenimenti che si preparavano, nè dopo ebbe l'accorgimento e la forza di rimediare al primo errore.
      « Parve che almeno possedesse l'astuzia di coloro che, pur non essendo dotati della seconda vista, la quale è essenziale all'uomo di Stato, nè della grande energia necessaria per rivolgere in proprio favore i fatti imprevisti, sanno sostituire queste qualità eminenti con qualità secondarie: la forza vera con la forza fittizia, la malizia e l'intrigo. Ma nemmeno in questa sostituzione il conte Berchtold fu felice o fortunato. La seconda guerra balcanica, cui egli contribuì, distrusse la Lega, ma non bastò a riassumere nelle mani dell'Austria-Unghe-ria nè tutte nè parte delle fila della politica orientale. Inacerbì anzi ed eccitò la Serbia a un'azione più decisa e più ostinata e violenta contro la Monarchia degli Ab-sburgo.
      « In altro campo, l'opera sua non fu meno caotica, nonostante le superficiali apparenze. Parliamo dell'Italia. L'Albania era stata creata per meglio legare Vienna e Roma, e l'Albania invece servì ad alimentare continuamente i reciproci sospetti. Anche qui il pensiero politico e l'arte politica furono in lui inferiori al bisogno. E non basta. Perchè contemporaneamente Vienna fece di tutto per far rivoltare l'animo dell'Italia da quella che era allora definita la politica della perfetta intesa. I decreti di Hohenlohe per Trieste appartengono a questo periodo singolare; e tutto l'atteggiamento della Monarchia verso gli italiani dipendenti da lei 'jb-be allora la stessa inclinazione. Berchtold non seppo influire a mutarli. Quel tessuto di contraddizioni e e' assurdità che formarono l'opera del Governo austro-ungarico durante il 1913, non valse ad avvertire il ministro degli Esteri della duplice Monarchia, del baratro che si andava scavando di fronte all'Italia, Il processo delle
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 4. L'incubo (I pericoli della neutralità)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 197

   

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