Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA
« Dal punto di vista strettamente strategico si pensa qui che non sia il caso di esagerare l'importanza di un intervento delle due nazioni latine. Esso può limitarsi a un'occupazione dei territori irredenti che i due paesi rivendicano. L'Austria ha sulla frontiera romena un corpo d'armata e due corpi sulla frontiera italiana. Queste forze sono certo insufficienti per resistere ai nuovi nemici; ma potrebbe darsi che Vienna, obbedendo a u-na pressione di Berlino, rinunziasse a far fronte ai nemici nuovi, e a Pietrogrado si ha l'impressione che ciò possa realmente avvenire, visto che tutti sanno nella capitale tedesca che ne a Roma nè a Bucarest si pensa a schiacciare la potenza militare tedesca.
« Le voci di una nuova spedizione importante contro la Serbia sembrano infondate o almeno del tutto esagerate. Se si deve credere a quanto apprendo nei circoli bene informati, Berlino non ha mai visto di buon occhio che l'Austria si impegni troppo seriamente sul teatro della guerra di Serbia, considerato in Germania come molto secondario di fronte ai suoi piani egoistici. 1 tedeschi vogliono sopra tutto che gli austriaci conservino il fiore delle loro truppe contro la Russia.
« L'Austria ha chiesto all'alleata, come mi vien assicurato da buona fonte, di mandare qualche divisione tedesca sulla frontiera romena e sulla frontiera italiana, all'unico scopo di intimidire Bucarest e Roma, lasciando supporre che in caso di intervento la Romania e l'Italia non avrebbero a che fare con l'Austria sola. 1 romeni non sembrano però molto impressionati da queste minacce. Le loro dichiarazioni tuttavia sembrano confermare che la Romania si limiterà ad occupare le regioni rivendicate. Una tale azione — pensano in Romania — renderebbe servizi apprezzabili alla Triplice Intesa, sia affrettando l'agonia dell'Austria, sia obbligando questa Potenza a concludere immediatamente una pace separata, ciò che, in un caso o nell'altro, farà perdere alla German'a la sua alleata. »
Ancora una volta sorse a Vienna, per ammonire l'Italia, la voce del conte Giulio Andrassy. L'ex-ministro
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