Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA
« Ma tutto ciò è la parte secondaria della questione da noi trattata; quello che più preme è lo scopo che ci ha condotto a scrivere l'articolo di ieri, e cioè il desiderio di dire, fra tanta confusione di polemiche e di dispute, una parola chiara, che valga a impedire i deviamenti della pubblica opinione.
« Questo è ciò che ha valore, mentre è vana e sterile la ricerca se la nostra parola corrisponda più o meno al pensiero delle sfere ufficiali.
« Sapevamo di affrontare un problema arduo e delicato, ma nessuna difficoltà poteva trattenerci dal compiere, nell'ora che volge, il nostro dovere giornalistico. E poiché vediamo che il nostro articolo ha avuto una larga ripercussione, così ci proponiamo di illustrare ancora la nostra tesi, sia rispetto all'interno, sia rispetto all'estero.
« L'argomento è di tale importanza fondamentale che richiederebbe più articoli. Non ci esimeremo dal ritornare sul problema capitale della vita italiana di oggi e di domani, quantunque la delicatezza del soggetto imponga il minor numero di parole. La mente e il cuore degli italiani, sempre vigili sulla sorte della nazione, sono atti a comprendere le cose ne.la loro intera gravità più che non dicano le nostre argomentazioni.
« La sola dichiarazione a cui molto teniamo è che con questa considerazione non facciamo opera di parte.
« Se in questi giorni obbedissimo agli interessi di un partito e li anteponessimo a quelli del paese, commetteremmo — tale è la nostra profonda convinzione — un delitto.
« Solo l'esame più sereno della situazione internazionale, quale è oggi e quale si presenterà fra poco, a primavera, ci ha indotti a non arretrare dinanzi al dovere civile di invocare la concordia del paese e di dire che in un modo o nell'altro, con un mezzo o con l'altro, le aspirazioni nazionali devono trionfare, e che nessuno deve lasciarsi cullare da fatali illusioni, ma con animo virile, degno di italiani, bisogna apparecchiarci a sostenere qualunque prova. 1 destini d'Italia non sono ozgi in mano soltanto dei cittadini, ma anche degli awenimen-
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