Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
L'I SCUBOtempo dopo che lo stato d'allora era nulla in confronto di quello più recente. Perchè gli affermatori di quella corrente di pensiero che vorrebbe ad ogni costo ed in qualunque caso opporsi alla guerra, non hanno pensato di elevare allora le loro proteste ed hanno riservato il loro biasimo per il momento che volge: quello delle prove e dei pericoli imminenti? »
Interrotto da applausi, il professor Murri riprese poi con uno slancio magn'fico di commozione e di sdegno : « Si vorrebbe paragonare e collegare le infamie, inenarrabili compiute dall'invasore tedesco alle repressioni che fummo costretti ad usare in Libia! Per fortuna sono noti gli stupri e gli assassinii su gente inerme compiuti nel Belgio, e la taglia imposta sul capo di uno scienziato venerando, che aveva fondato un istituto scientifico che avrebbe sparsa la luce nel mondo, e le minacce di morte contro l'eroico borgomastro Max, nobile assertore del diritto delle Nazioni calpestato, di fronte alla crudeltà ed alla durezza teutonica! Ma i nostri soldati in Libia combattevano la barbarie degli arabi alleati col turco, capace di ogni viltà, nemico di ogni progresso. Se eccessi vi furono, furono legittimati dalla difesa contro l'odio senza quartiere, che accieca, mutila e tortura. »
È impossibile descrivere il nobile sdegno del professor Murri nel pronunziare queste parole. Egli aveva la più ardente agitazione espressa nel viso e nei gesti, mentre l'uditorio commosso e rapito l'applaudiva con lo slancio del più schietto entusiasmo. Con voce soffocata dalla piena dei sentimenti e quasi fra i singhiozzi, l'illustre clinico esclamò :
« Io ricordo quando nel 49 gli austriaci invasero la mia casa, ed ora tutta tutta la parte più intima di me si ribella quando sento dire da voci certo incoscienti che qualsiasi Governo è indifferente e che si vedrebbe con cuore imperturbato il dominio di Vienna nella terra sacra di Roma.
h Scusatemi — concluse Augusto Murri — se parlando di cose che mi toccano il cuore ho un po' ecceduto nella forma e nelle espressioni; io sono uso a par-
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