Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
I VEGGENTIil pubblico sa che, qualunque sia l'esito della guerra, la situazione dell'Italia muterà, e muterà, secondo la nostra inazione o la nostra azione, in peggio _o in meglio.
« L'Italia, noi scrivemmo, sarà maggiore o minore — in conseguenza della guerra — di quello che oggi è; non può rimanere tal quale oggi è. 11 pubblico, o gran parte di esso, poteva immaginare, e abbiamo ragione di credere che immaginasse, che la neutralità fosse una salvezza per l'Italia, fosse un bene sicuro, fosse la migliore delle decisioni che il nostro Paese potesse prendere. Questo errore bisognava distruggere; questa concezione beata e fantastica delle cose bisognava dimostrare illusoria. E questo tentammo di fare in quel nostro articolo, e per via indiretta in altri successivi.
« D'altra parte, bisognava che il Governo sapesse che una parte almeno del. opinione pubblica italiana si era resa conto, sì, delle difficoltà in cui l'Italia si trovava, ma si era resa anche conto che le difficoltà sarebbero diventate più numerose, più gravi, più inquietanti, se la neutralità non fosse stata decisa come un punto di partenza per un'azione futura, bensì come un punto che chiudesse l'opera italiana nel nulla.
« La neutralità non poteva, non può essere l'equivalente dell'isolamento, perchè l'isolamento significherebbe danno sicuro, significherebbe l'Italia in balìa degli eventi, in balìa delle Potenze vincitrici della grande guerra, in balìa delle conseguenze inevitabili che la guerra produrrà nel quadruplice campo : etnico, politico, economico, militare. »
Poi, parlando in nome del grande giornale su cui scriveva, l'on. Torre tracciava in questi termini quello che gli appariva il dovere giornalistico del momento:
« Noi dovevamo parlare; saremmo venuti meno ad un dovere verso noi stessi, ad un dovere verso :1 pubblico, se avessimo taciuto. In tutti i paesi più civili, la stampa ha espresso la sua opinione apertamente e fermamente; l'ha espressa con grande, mirabile vigore nel paese dove la tradizione costituzionale e liberale è più antica, più continua, ed è
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