Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA .
ha saputo imporsi o non è riuscita a convincere. Perciò il gruppo ha finito per rimettere al governo il compito di pensare e di decidere in sua vece : e ha rinunziato a far-risuonare nel paese la voce del partito liberale. Della quale cosa noi siamo sinceramente dolenti : poiché l'ora attraversata dall'Italia è di così grave e solenne importanza, che un partito non può farsi assente, non può rinunziare a parlare, senza correre il più grave dei pericoli : il pericolo, cioè, di pregiudicare e di screditare gravemente sè e la sua azione politica futura. »
Poi, in un articolo editoriale, il giornale svolgeva così il proprio pensiero :
« Abbiamo certo in questi due mesi fatto dei grandi passi avanti nel determinare quali sono i supremi interessi che l'Italia deve salvaguardare e le vie che deve prendere. Molti di coloro che oggi non hanno più peli sulla lingua e invocano una guerra di liberazione, ai primi di agosto erano di cattivo umore e si dolevano perchè l'Italia non aveva tenuto fede al trattato della Triplice. Poi il gesto del Governo che dichiarava la neutralità è parso il maggiore atto di sapienza che l'Italia abbia compiuto da una lunga serie di anni in qua. Ma mentre alcuni hanno superato questo momento di dolce abbandono e hanno scorto j rischi ed i danni gravissimi che dalla neutralità possono derivarci, altri vi si sono adagiati con quella sicurezza che è figlia dell'egoismo e del proprio interesse immediato, non del sentimento più illuminato e più patriottico. Senonchè anche questa fase sta per essere sorpassata. Ordini del giorno di associazioni, riunioni di parlamentari, lettere, interviste d'ogni origine, d'ogri colore, dimostrano che si comincia a pensare al domani.
« Ma come si fissano i nostri doveri pel domani? G>me viene stabilito il punto di partenza per una eventuale azione nostra? Siano cattolici nell'interpretazione postuma del loro pensiero, siano liberali dai movimenti un po' faticosi, l'Italia dovrà far sentire la sua voce, dicono, quando i nostri interessi nell'Adriatico saranno minacciati. Per fortuna, aggiungono molti in cuor loro, Galba è ancora lontano.
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