Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAvando, cioè, ciascuno sè stesso, definendo onestamente il proprio valore e il proprio compito che in questi momenti di carestia tutto è buono, anche il centesimo di lira dimenticato in fondo alla scarsella. Perchè, se vi guardate attorno, quel che rattrista anche più della crisi economica e dei profughi e dei disoccupati, è la crisi morale, sono i disoccupati volontari. Chi può, lavora alla meglio, lavora distratto, lavora in fretta per correre a leggere l'ultimo giornale, a ricominciare le discussioni e le profezie. Più che a nutrire noi stessi, si direbbe, noi si lavora a nutrire l'ansia che ormai è come la nostra ombra e ci segue sempre e dovunque. E la nutriamo non solo dei fatti atroci che son tanti, ma anche delle ipotesi che vogliamo, sembra, più atroci dei fatti. '
      n Siam tutti alla deriva, senza timone, su questa zattera, mentre, se qualcuno può oggi in Europa sentirsi saldo sui due piedi, siamo proprio noi. Certo la vita oggi è aspra anche per noi in pace, ma forse noi soli in Europa abbiamo ancora libera come nazione la scelta del nostro destino, e noi soli abbiamo, come individui, la libertà di respirare e di lavorare. Respiriamo dunque, invece di ansimare così; lavoriamo, invece di ciarlare; pensiamo, invece di sognare. Il lavOTO che giorno e notte fa chi deve, per meglio munire le nostre fortezze e le nostre giberne, dobbiamo farlo ciascuno dentro di noi, per meglio munire la nostra coscienza, la coscienza di quel molto o poco che vale ciascuno di noi.
      « Ognuno di noi ha in sè stesso il suo piccolo esercito per l'offesa e per la difesa e i suoi molti nemici; ha un tanto di resistenza alla fatica, al dubbio, alla fame, alla paura, resistenza di muscoli e di mente e di cuore, l'affetto per chi ci ama, l'esempio di chi è o è stato migliore di noi, l'ideale dei giorni di speranza, lo ammonimento delle pene passate. Questo piccolo esercito delle nostre qualità, lavoriamo a tenerlo desto, pronto, forbito, poiché la nostra fortuna e la nostra sagacia ci han dato il tempo per farlo. Non bisogna scoraggiarsi : tutti, anche i più inutili, anche i più poveri, hanno in sè stessi queste energie. E non bisogna disper-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 5. I veggenti (L'orientazione dei partiti)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 177

   

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