Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
I VEGGENTIni devono capire che l'ora è storica anche per essi, ed hanno il diritto, hanno il dovere di figgere lo sguardo nel futuro, d'intrawedere pur fra le tenebre e gli orrori della guerra il cammino che sarà loro riserbato a pace conclusa. Pretendere che essi oggi facciano getto della loro facoltà di ragionare e concludere per affidare il loro destino a chi lo risolverà con una formula misteriosa è chiedere loro una rinuncia troppo dura e rischiosa...
« È il domani che deve impensierirci. Da anni ci prepariamo — male, è vero — a difenderci da una guerra di aggressione dell'Austria, a quella guerra che era in cima alle aspirazioni dello spento Arciduca Ereditario. Quando la pace sia stata conclusa, dove cercheremo amici ed alleati?
« I nostri alleati di domani saranno quelli di ieri? È bene dircelo chiaro, perchè se si credesse di tranquillizzarci sul nostro avvenire assicurandoci che la Triplice Alleanza rimarrebbe in vita, allora noi avremmo il diritto di invocare pel nostro paese garenzie ben più salde di quelle costituite dalla Triplice. Inutile illudersi : per la Germania e per l'Austria che affermano di esser state aggredite, noi abbiamo mancato agli impegni solenni dell'alleanza. Oggi esse ci temono, e non ci fanno avvertire la gravità della nostra situazione. Ma domani non sarà così, e su noi sarà riversata la colpa di una possibile sconfitta.
« Questa la realtà che bisogna affrontare e che noi osiamo guardare sin dal primo giorno. La nostra posizione nella Triplice era modestissima — dovrebbe essersene persuaso l'on. Giolitti durante la guerra libica — prima che fosse stata svalutata completamente dalla dichiarazione di neutralità nel conflitto europeo. Per l'avvenire essa sarebbe di schiavitù completa...
« Si deve ricostruire coll'esperienza che si ha, col materiale di cui visibilmente si dispone, non colla fantasia. Impegnare l'esistenza, l'avvenire di un paese su una carta che può non uscire dal mazzo, è non solo e-sporlo alla rovina, ma degradarlo, togliergli la fiducia in sè stesso, fargli credere che là ove altri profondono sa-
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