Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
I VEGGENTIca, potremo noi rifiutarlo? O pure non sentiremo risuonare nei nostri cuori, come furiosi colpi di campana a martello, l'epica invocazione lanciata da Blanqui nel 1870, quando i tedeschi valicarono le frontiere di Francia? »
Netta e categorica era la professione di fede contenuta in queste righe del Masotti :
« Per impedire che questa guerra tremenda che ha insanguinato l'Europa, non debba esser che il prologo di un'altra guerra ancora più micidiale, bisogna che essa finisca con una imposizione di disarmo.
« Non viviamo nelle nuvole, e sappiamo quali e quante difficoltà si incontreranno su questo terreno. Il proletariato bisogna che operi in questo senso, e che intanto ' abbia ben chiara la nozione di quelle che dovranno esser le condizioni obbiettive, che facilitino il successo del suo scopo.
« Una pace duratura non la si avrà, nè nel caso di una vittoria schiacciante dei tedeschi, nè nel caso di una soluzione non definita della guerra. Noi pensiamo che una pace duratura potrà aversi con una vittoria decisa degli Alleati. Ebbene, se a determinare questa vittoria, per questo resultato, è necessario il nostro concorso — il concorso dell'Italia — noi crediamo che sia antirivoluzionario voler sacrificare il fatto alle affermazioni di principio, convinti che i fatti, le azioni, i movimenti. e non già le teorie e le astrazioni, sono quelli che determinano gli avvenimenti storici e i grandi sommovimenti sociali.
« Per questi siamo interventisti convinti, dal punto di vista dell'interesse e del sentimento rivoluzionario, senza neppure tener conto di quelle supreme ragioni di solidarietà internazionale, che ci spingono a schierarci dalla parte dei serbi e dei belgi contro i loro oppressori. «
E in un suo discorso Tullio Masotti pronunciava queste parole :
« Il problema della guerra diventa oggi predominante anche per noi e precisamente in nome di quel-
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