Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
I VEGGENTIL'on. Federzoni fece quindi un vivacissimo attacco contro quei conservatori pacefondai « che vorrebbero conservare, per paura, ad ogni costo la neutralità e trarrebbero così il paese ad una gravissima crisi di sconforto morale e ne renderebbero più gravi le inevitabili ripercussioni nel bilancio economico. »
« Debbono perciò i nazionalisti — egli concluse — fare opera di vivo incitamento affinchè il Governo italiano voglia compiere al più breve la preparazione militare e passare quindi all'azione. »
« La ragione maggiore — scriveva Enrico Corradi-ni — di rompere la neutralità è sempre quella : quella di sciogliere l'ultimo voto, di coronare l'opera dei padri, di liberare Trento, Trieste e la Dalmazia.
« Chi l'avrebbe detto sino a un mese fa che sarebbe diventato possibile liberare Trento, Trieste e la Dalmazia, aggiungerli al territorio nazionale? Era l'assurdo. Molti di noi andarono laggiù, a Trento, a Trieste, in Dalmazia. Andavamo con le mani vuote, con la bocca senza promesse. E i nostri fratelli non domandavano più. Ci accoglievano con infinito amore e questo era il segno dell'ultimo vincolo che ci univa. Custodivano quanto era nostro, quanto era italiano, la nostra lingua, la nostra cultura, con infinito amore, come il padre e la madre e i fratelli custodiscono le ultime reliquie del figlio e del fratello estinto. Del loro amore avevano fatto un fuoco religioso che li ardeva senza consumarli e a cui accostavamo le anime nostre che giungevano dal regno freddo, e così ne ricevevamo un bene per il nulla che portavamo loro. I più profondi di loro avevano ancora una disperata speranza, ma nel più profondo del loro essere, nell'ultimo asilo della loro coscienza, dove non c'è più parola nè pensiero, ma soltanto idea fissa simile a follìa. Questa li faceva impallidire e tremare, non parlare, non domandare. Un giorno seppero che avevamo passato il mare, fatta una guerra, conquistato un immenso territorio in Africa, e dissero : — Bene! — Non domandarono : — Perchè non avete pensato a noi? — Era l'assurdo.
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