Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAalla non meno necessaria preparazione morale e civile del Facce, plaudendo a tutte le iniziative già sorte allo stesso scopo ».
Dopo aver dimostrato i pericoli ai quali l'Italia isolata si sarebbe trovata esposta a guerra finita, l'oratore mise in rilievo che la Triplice Alleanza doveva considerarsi infranta e l'Italia era libera d'agire per il trionfo degli interessi nazionali.
— Ora — si domandava l'oratore — dovremo noi rimanere inerti fino alla fine dell'immane conflitto, Anche se l'Austria ne uscisse disfatta, certo non rinuncerà al desiderio di rifarsi contro l'alleata, alla quale farà colpa della sua sconfitta.
« Dovere nostro è quello di profittare delle condizioni attuali per esigere la rettifica del confine orientale e perchè all'Italia siano restituiti i confini naturali. È inutile illudersi di ottenere ciò diplomaticamente : la (guerra sarà inevitabile. Perchè la vittoria sia sicura, è d'uopo allearsi con quelle nazioni che ora stanno appunto combattendo contro l'Austria e la Germania. »
L'ordine del giorno proposto dal Consiglio direttivo, fu approvato per acclamazione.
Tra gli interventisti non mancarono uomini e gruppi militanti nelle file cattoliche, per quanto i cattolici, considerati come partito, non siano stati tra quelli che fin da principio e ad ogni costo ebbero in mira l'intervento.
Durante i lavori parlamentari, infatti, non fu possibile conoscere con esattezza a quali direttive si inspirasse la loro condotta nei riguardi della situazione italiana. L'ordine del giorno presentato dal gruppo cattolico richiedeva qualche schiarimento, benché fosse in esso la esplicita affermazione di approvare le dichiarazioni del governo.
Questi schiarimenti, non dati alla Camera, si disse, per un contrattempo di procedura parlamentare, furono poi offerti dai giornali cattolici.
La loro tesi era volta a dimostrare che l orienta-mento dei cattolici si concretava nella adesione senza
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