Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAL'on. Sancirmi delineava così nettamente il suo concetto :
« Riassumo in una sola espressione il mio pensiero : Ora o mai!
« Quale sia per essere la coalizione vincitrice, la Duplice o l'Intesa, non potranno non seguirne importanti spostamenti di forze, d'influenze, di interessi : è possibile che noi stiamo a vedere, soltanto a vedere?
« O a favore degli uni o degli altri, non potrà non aumentare la pressione sull'altra sponda dell'Amarissi-mo. I romani avevano un principio, che era anche un monito : non de re mea sine me!
« Può ammettersi che una nazione di 36 milioni di abitanti, incuneata fra i belligeranti, si logori nell'attesa che finalmente avvenga quella tal lesione d'interessi, che dovrà spingerla alla suprema decisione?
« Dovremmo dunque un'altra volta ripetere a nostro danno il dum Romae consuliturì o si ritiene che l'èra dei sacrifici sia chiusa? o sarà necessario che il grande Vate scomparso ritorni a fustigare la Patria con la terribile apostrofe?
« Il primo atteggiamento, — la neutralità armata — fu ardito, molto più di quanto ai più non sembrasse. II paese lo sentì e applaudì al governo che avea scelto risolutamente, senza titubanze, il suo posto. Ma ora il paese nuovamente e ansiosamente attende che gli siano additate le grandi vie della sua storia e della sua gloria. Fata trahunt! »
L'on. Vigna diceva :
« La neutralità assoluta ed a qualunque costo può riuscire un funesto errore; perchè, se i due imperi vincessero, anche l'Italia si ridurrebbe ad una loro umile ancella. C'è l'opinione che essi debbano alla fine cedere, ma questa è ancora una mera congettura. E c'è anche l'altra opinione che quegli imperi siano in ogni caso condotti dal perdurare della guerra ad uno stato di spossamento tale che l'Italia attinga dalle sue intatte energie tanta virtù da essere in grado di esercitare per sola opera diplomatica un'efficace influenza sulla pace e
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