Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      I VEGGENTIdall'esperienza del popolo, come quello che ci viene dal Trecento toscano : « Ragion senza forza — Non vale una scorza »; ora grandi voci, come quella di Dante, che dall'alto dei cieli, gettando un'occhiata d'amaro dispregio alla piccola terra, la designava con un verso, che pare un'epigrafe incancellabile : « L'aiuola che ne fa tanto feroci ».
      « Feroci » anche dopo che la buona novella dell'amore e del perdono s'era diffusa fra le genti! E chi esprimeva questa dolorosa verità nel suo modo abituale, così crudelmente incisivo, era il maggior poeta cristiano, il quale, mentre vagheggiava quella sua sublime utopia della pace e della felicità fra gli uomini raccolti sotto l'egida protettrice dell'aquila imperiale, dichiarava la sua guerra, lanciava attorno a sè saette avvelenate di odio, rampogne e minacce e maledizioni terribili contro città e signori, contro principi e papi, proclamando medievalmente, e in amore e in politica, l'«o-nore » e il dovere della vendetta più o meno giusta, più o meno « allegra ».
      Ricordava Vittorio Cian anche la voce recente di Giosuè Carducci, stigmatizzante il « momento vile » d'Italia. Ma allorché il poeta gettò in faccia ai pusilli e ai rammolliti d'Italia le sue strofe, non a tessere un'apologia, ma a riconoscere e a riaffermare l'inesorabile fatalità storica della guerra, arcangelo sterminatore, ma anche rawivatore, ministro di strage, ma anche di civiltà e di progresso, e non di raro inumano esecutore di umana giustizia, avvenne una violenta levata di scudi contro il bestemmiatore temerario da parte della democrazia umanitaria pacifista. Il poeta ebbe un bel richiamarsi all'autorità non sospetta di Carlo Cattaneo e, meglio, a quella superiore della storia!
      E il Cian proseguiva : « Mentre la lezione del presente si svolge a colpi di cannone, sulle terre e sui mari di tanta parte del mondo, gioverà a noi anche il rammentare le lezioni che ci vengono dal passato. Gioverà ricordare che il popolo italiano, reso imbelle per lunghi secoli di servaggio e, come tale, esposto al ludibrio e alle violenze degli stranieri, ridotto alla condi-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 5. I veggenti (L'orientazione dei partiti)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 177

   

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