Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAzione d'un volgo senza nome, durò poi maggior fatica a riabilitarsi nell'uso delle armi, a riprendere le gloriose tradizioni romane, che non qualsiasi altro popolo. Ebbe un grande maestro in Napoleone; e non a caso dal guerriero. Piemonte partì il moto più vigoroso e decisivo della redenzione e sorsero le voci più nobili a propugnare la necessità delle armi. »
      E citava il nome di Cesare Balbo, che sino dal 1830 si scagliò contro una certa corrente antimilitarista di quel tempo, affermando con parola vigorosa, di non sapere se quella opinione fosse « più vile o stolta o traditrice », e inculcando il dovere di creare in Italia una « volontà militare ». Più tardi, nell'aprile del '47, l'anno della trepida vigilia di gloria, quando l'Austria minacciava dalle rive del Ticino, il Balbo scrisse una lettera sulle « virtù militari, sul coraggio e sull'educazione militare », nella quale erano queste parole, straordinarie in un italiano che agli occhi dei più passa per un rassegnato e fiacco rappresentante del neoguelfismo e che al Bolton King parve un « pedante ed un timido»;
      « Per le nazioni, come per gli uomini, il coraggio è la prima delle virtù, è la virtù civile per eccellenza. Non serve scienza, non lettere non arti, non coltura, non politica, non civiltà di niuna maniera senza il coraggio... ». E ancora ; « Poniamo che potessimo avere tre o quattro Volta, tre o quattro Alfieri o Manzoni, o anche Danti, od altrettanti Michelangeli o Raffaelli, senza contare i Rossini e i Bellini : io li darei e meco ogni viril cuore italiano li darebbe tutti quanti per un capitano che si traesse dietro dugentomila italiani a vincere od anche a morire ».
      11 « capitano » augurato dal conte piemontese non sorse; ma le parole sue e quelle di altri non furono vane. Seguì un'epopea di ardimenti e di sacrifizi...
      « Occorre riscaldare la nostra fede — concludeva Vittorio Cian — nei giusti diritti della nazione e ritemprare la volontà di vederli realizzati. Occorre ricordare che la storia i suoi premi non concede se non a coloro che ne sono veramente degni ».
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 5. I veggenti (L'orientazione dei partiti)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 177

   

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